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10 Dicembre 2014 - 08:41
È un caso che appassiona. Perché il vecchio Teatro Sociale di Piazza è un tema che una parte della città, quella che non accetta (o accetta malvolentieri) di considerare persa una certa partita culturale, vuole spingere a galla con forza. Così da quando, un mese fa, abbiamo pubblicato le foto del vecchio Teatro di via delle Scuole, l’argomento non è più sparito dalle nostre pagine. È stata una notizia letta e seguita. Ci sono arrivate lettere e messaggi, migliaia di utenti hanno sfogliato le due “fotogallery” pubblicate sul nostro sito Internet www.unionemonregalese.it. Oggi viene a galla un episodio del passato ormai sepolto, dimenticato come il Teatro: negli anni ’70 la Regione era pronta a stanziare una mole di denaro enorme per il suo recupero. E Mondovì rinunciò. Ce lo racconta chi seguì tutta la questione in prima persona: l’allora assessore alla Cultura, Italo Morena.
in sicurezza dello stabile, che presenta grossi danni al tetto, con una spesa prevista di 400 mila euro circa – ma nulla di più. E in passato? Andiamo indietro al 1977. Il sindaco era Bartolomeo Martinetti e il Sociale era già chiuso. «Anche se – spiega il dott. Morena– il nome “Teatro Sociale” era improprio già allora: perché proprio in quell’epoca mi occupai di acquisire gratuitamente le quote dei “palchetti”, così il Comune entrò in possesso dell’immobile. Che divenne a tutti gli effetti un Teatro comunale». E cosa accadde? Accadde che la Regione indisse un convegno per discutere dei beni culturali in Piemonte, per iniziativa dell’assessore regionale Fausto Fiorini. Il dr. Morena stese una relazione sulla situazione di Mondovì: «Lo feci – ci racconta – e inclusi tutti i beni culturali di Mondovì, gli stessi che oggi sono in gran parte dimenticati: parlai della Biblioteca del Seminario, delle Ceramiche e ovviamente del Teatro».
Fin qua, nulla di strano: oggi come ieri, il Comune portò all’attenzione dei palazzi più alti le proprie necessità. La differenza però sta nel fatto che… Torino rispose: «La Regione si disse pronta a intervenire: e stanziò per il recupero del Teatro di Mondovì la somma quasi 300 milioni di lire». Lire di allora… che, facendo un’equivalenza “a spanne”, equivalgono a una cifra che oggi starebbe fra il milione e mezzo e i due milioni di euro! «La stessa cifra fu stanziata per Casale – continua a raccontarci Morena –, che infatti colse al volo l’opportunità e restaurò il Teatro, che versava nelle stesse condizioni di quello di Mondovì». E Mondovì? Mentre ce lo racconta, Morena cambia letteralmente tono di voce: «L’assegno era già staccato e consegnato… ma poi il sindaco decise che quell’intervento non era prioritario. Che la struttura non andava recuperata, non ce n’era bisogno». Pare, a ricostruire la vicenda, che la decisione fu presa per ragioni morali: quel Teatro era un luogo che non si accordava alla linea politica ed etica della DC. E l’assegno venne restituito.
«Le cifre di cui si parla oggi – aggiunge il dr. Morena – sono esagerate. Un vero peccato che oggi Mondovì abbia perso entrambi questi aspetti culturali». Un treno perso. Oggi, con le casse comunali ridotte al proverbiale “fondo da raschiare”, sembra incredibile pensare che quarant’anni fa ci si lasciò sfuggire un’opportunità simile. La Regione curò anche la pubblicazione degli atti del convegno del ’77 e Morena ce ne mostra una copia: «Per quanto riguarda il Teatro – si legge –, si può dire che l’acquisizione da parte del Comune dei fabbricati è cosa fatta. È necessaria ora la paziente opera di recupero, che urta però contro la mancanza di fondi». L’ex assessore ha aggiunto una postilla a matita: «o contro la volontà del sindaco».
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