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24 Agosto 2017 - 07:50
Nell'ultimo numero di questa rubrica dedicata al fumetto avevamo introdotto per la prima volta uno degli ultimi interessanti manga ed anime emersi di recente, One Punch Man, una divertente parodia del mondo supereroico. Questa volta, invece, trattiamo di un cartoon occidentale, creato da Justin Roiland e Dan Harmon e distribuito in Italia dalla solita Netflix. Ci troviamo ovviamente nell'ambito dei nuovi cartoni animati, rivolti a un pubblico tendenzialmente adulto data la loro comicità spesso politicamente scorretta; una tendenza del resto ormai consolidata, aperta dai Simpson nei primi anni '90 e radicalizzata da serie come i Griffin e South Park, decisamente più votate al black humour. Rick e Morty si collocano però in un fortunato filone che coniuga la satira della società contemporanea in chiave fantascientifica, come il Futurama di Matt Groening (l'autore dei Simpson) e American Dad di Seth MacFarlane (il creatore dei Griffin), dove un agente dei servizi segreti ospita nella sua famiglia disfunzionale un alieno perfido e paranoide. Il genere è comunque ancora precedente: se nella fantascienza scritta il mentore di questa declinazione comico-satirica è Fredrick Brown, dagli anni '50 in poi, con brevi racconti fulminanti e romanzi di più ampio e paradossale respiro, anche due padri dell'animazione moderna come Hanna e Barbera, negli anni '60, avevano creato coi "Jetsons" una versione garbata ma efficace di parodia spaziale dell'America di allora, simmetrica ai più noti, preistorici Flintstones.
Tornando alla nostra serie, Rick è un vecchio e dissoluto scienziato privo di limiti e scrupoli che vive nella casa della figlia - e dell'inetto marito Jerry - e usa come assistente il giovane e incapace Morty, trascinandolo in allucinanti avventure a sfondo spaziale tramite l'uso dissennato di varchi dimensionali. L'avventura spaziale spesso lisergica ricorda qualcosa di Futurama, come pure il meccanismo scienziato-giovane assistente, che in entrambi i casi (Futurama e Rick&Morty) deriva dichiaratamente da una citazione del "Ritorno al Futuro" di Zemeckis, caposaldo della science fiction comedy degli anni '80. Il segno però, più che quello dei Simpson, ricorda quello ugualmente semplificato ma più generico di MacFarlane, come pure l'uso della fantascienza per una satira più evidente della famiglia disfunzionale moderna (che in Futurama, con la proiezione in un lontano futuro dell'anno 3000, è meno presente). Al tempo stesso, comunque, la parte fantascientifica è sempre gustosa e interessante, spesso basata sui paradossi legati al viaggio interdimensionale che Rick pratica con criminale spensieratezza. Per gli appassionati del genere, inoltre, è sempre possibile riconoscere dietro le trame divertenti riscritture di grandi classici del genere, spesso contaminati tra loro in un paradossale mash up. Ad esempio, quando Rick crea un "virus park" all'interno del corpo di una cavia consenziente si fondono insieme il Viaggio Allucinante di Asimov con il Jurassik Park di Crichton, con elementi di Alien e dei grandi classici del genere. Insomma, una serie gustosa, nonostante gli eccessi a volte gratuiti ma solitamente funzionali comunque alla trama o al meccanismo comico: certo però i Jetsons non abitano più qui.
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