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30 Giugno 2016 - 07:24
L’immaginario collettivo tende a pensare che la tradizione cantautorale italiana sia nata sostanzialmente con Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè e Francesco Guccini negli anni ‘60 e si sia poi sviluppata nel decennio successivo con quella che è stata definita la generazione dei Baglioni, De Gregori, Venditti e Vecchioni. In realtà la tradizione cantautorale italiana si sviluppa e si caratterizza, almeno ai suoi albori, in un luogo definito (Genova), attingerà ad una tradizione allora ben più sviluppata (quella francese), e da lì partirà per diffondersi e declinarsi lungo tutto lo Stivale.
Di quel gruppo di cui Faber sarà poi la stella più rappresentativa e luminosa, fanno parte una serie di artisti, di poco più vecchi (nati negli anni ‘30), che daranno l’avvio per poetica componitiva, modalità di scrittura e temi affrontati, alla “canzone d’autore italiana”. Di quel gruppo fanno parte personaggi come i fratelli Reverberi (la tradizione classica della composizione), Giorgio Calabrese (che sarà poi l’autore di tanti grandi successi di Ornella Vanoni) e poi Umberto Bindi, colui che sarà considerato il vero e proprio capostipite di questa scuola, Luigi Tenco, in coppia con l’amico e compagno di classe Bruno Lauzi, e il giuliano trapiantato a Pegli, Gino Paoli.
Saranno soprattutto questi ultimi 4 a segnare in modo netto e nuovo il mondo della discografia italiana a inizio anni ‘60. Di questi Umberto Bindi sarà considerato sempre come l’incompreso, specie dal punto di vista musicale (lui stesso si è sempre ritenuto più compositore che autore), Lauzi il funambolo capace di portare al grande successo brani come Ritornerai o di far conoscere al grande pubblico la classe come Paolo Conte (Genova per Noi), Tenco il genio capace di straziare per la sua scomparsa, violenta e repentina, uno di quelli che ancora adesso varrebbe la pena essere studiato, e poi Paoli, fatto di eccessi e sregolatezza, capace di incarnare l’ideale nichilista dell’artista degli anni ‘60 (dalla relazione con la Vanoni, alla figlia avuta con una minorenne Sandrelli, passando per il tentato suicidio e il colpo di pistola conficcato nel cuore).
A immaginarselo oggi (benché Paoli sia rimasto uno dei pochi superstiti), fa un certo effetto che questi personaggi oramai in là con gli anni, abbiano dato un segno così importante e indelebile nella storia della nostra canzone e della musica leggera.
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