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Flow e Delivery, la base del rap

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Oggi proponiamo una riflessione che esula dalla consueta recensione di un disco, poichè vale la pena spendere due parole su due concetti ultimamente abusati, che però vanno definiti in modo preciso: il flow e la delivery. Ultra-sinteticamente: il primo è ciò che dici, la delivery è come lo dici. Ci sono rapper che dicono poco, ma lo dicono in un modo che attrae e affascina; altri invece sono molto produttivi, ma interessano meno. Come mai? Occorre fare un passo indietro e addentrarci nell’ambito della pragmatica comunicativa, spendere due parole su cosa vuol dire comunicare (usando la voce umana): lo studio della linguistica evidenzia come ci siano due livelli da tenere a mente, quello inerente il contenuto (i vocaboli che seleziono e uso, come li affianco, ecc.) e quello inerente l’aspetto extra-linguistico (ovvero il tono, l’intonazione, la carica emotiva nel dire una cosa, tutto ciò che concerne la prosodia della voce, l’uso delle pause, la “punteggiatura” del parlato, ecc.). Addirittura si pensa che a contare non sia tanto il contenuto, quanto il modo con cui lo si articola (si sa ad esempio che per bambini e animali vengono prima il tono della voce e l’intenzione, che non il messaggio verbale in senso stretto che gli si voglia recapitare). Questo avviene anche nel rap: il flow è il flusso di vocaboli prodotti dall’artista, più o meno articolato, più o meno efficace (con sempre una ricerca alle spalle); la delivery invece, comprende il tono e il timbro della voce, e tutto ciò che di extra-verbale esiste nella comunicazione umana. Esempio di flow ai massimi livelli: “Smisurata preghiera” di Ghemon (Baricco diceva che più il nome è esatto, cioè descrive al meglio l’immagine di un pensiero, più rimarrà nel tempo, impiantandosi nella mente dell’ascoltatore/lettore: citava a questo proposito Gadda; Ghemon, in questo, è un maestro). Esempio invece di delivery ai massimi livelli: “Nuovo papa” di Marracash dice poco, il contenuto non è così eccezionale, diciamocelo; ma lo stile, il ritmo, l’intonazione e la pronuncia sono qualcosa di potentissimo, di sconvolgente (soprattutto nell’apertura del pezzo). Ascoltare per credere. Un artista che ha lavorato su entrambi gli aspetti, cosa che lo differenzia e distingue, è stato sicuramente Fabri Fibra: negli ultimi lavori ha rallentato il flow, aumentando le pause, e si è fatto più riflessivo, più ossuto e asciutto, ma proprio per questo, forse, ancora più potente (per un ascolto: “Guerra e Pace”).

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