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27 Agosto 2015 - 08:38
Tra i castagni di Torre M.vì una mulattiera si arrampica ripida sul tracciato della Roà Marenca, antica “Via del sale” che, con varie diramazioni, puntava al Savino, alle Colle di Casotto e dei Termini e di lì al mare di Albenga. Un percorso da soldati e ribelli, da mercanti e contrabbandieri, da pellegrini e contemplativi predecessori dei certosini. Erano così le... autostrade ai tempi dei dominatori romani e barbari, degli incursori saraceni. Qui si nascondevano le genti timorose che poi in tempi relativamente tranquilli vivevano di castagne e di scambi tra mare ed entroterra.
Nei posti favorevoli alla sosta sorgevano piccole semplici cappelle per momenti di preghiera e di ricovero notturno o sotto i temporali. E immagini sacre bravamente affrescate sulle pareti porgevano loro esempi, moniti e conforti.
Nei boschi di Torre sono almeno tre queste cappelle – sant’Antonio, san Giorgio, sant’ Elena. E proprio a sant’Elena siamo saliti in molti, sabato mattina, con tre quarti d’ora di cammino (ma c’erano pure ospitali navette), accolti dal sindaco Taravello e dalle sue fresche e gentili colleghe di Giunta, per l’inaugurazione delle nuove opere di consolidamento e di restauro, dopo quelle effettuate nel 1975 dalla ditta Nicola. Con loro, l’assessore regionale alla Montagna prof. Valmaggia e il presidente del Gal Mongioje, dott. Ballauri, e tanti sindaci, amministratori, ed appassionati della cultura e dei luoghi. Tutti compiaciuti per l’impresa portata felicemente a termine in tempo relativamente breve impiegando al meglio fondi europei e salvando dal degrado una testimonianza importante di fede, storia e arte.
Frammenti millenari - Risalgono infatti al Mille – poco prima o poco dopo – i frammenti più antichi di questi dipinti. Condividono gli influssi della cultura romanica con poche altre chiese della provincia: il san Maurizio di Roccaforte, il san Martino di Busca, il san Ponzio di Monticello d’Alba, il san Costanzo al Monte presso Dronero, il san Salvatore di Macra, e con altri affreschi a Sale San Giovanni, Revello, Verzuolo; e anche con dipinti affiorati di recente nell’abside della pieve di Breolungi.
Qui, all’esterno, tracce di un Crocefisso fra due figure dell’XI-XII secolo e motivi decorativi più tardi; all’interno frammenti di affreschi d’epoche diverse, perché al vano iniziale d’età romanica fu aggiunto un presbiterio di linee gotiche. Il ciclo più antico presenta episodi della vita di san Lorenzo di fine XI secolo e altri frammenti in parte coperti da una S. Elena e da un’Annunciazione quattrocentesche. Nel vano presbiteriale, sull’altare in muratura fittamente decorato un grande affresco del XV secolo con Madonna e Bimbo in trono tra sant’Elena, e il Battista, rinvigorito dal restauro che ha scelto giustamente di non nascondere una profonda fessura verticale. Sulla parete destra ancora una Madonna fra san Rocco, san Sebastiano, sant’Elena e il committente dell’opera. Un’altra immagine di sant’Elena, d’età barocca – 1689 – testimonia di una lunga devozione continuata fino ai nostri tempi e ora rilanciata dai nuovi lavori.
Ripercorrendo le tappe dell’intervento, il sindaco ha ringraziato la diocesi e la famiglia Noero per la concessione in comodato gratuito dell’edificio e del relativo accesso; i restauratori Gallarini, Bonollo, Linda Grosso; le sopraintendenti Lanzani e Sala, i direttori dei lavori Bertano e Bertola, i tecnici della Edilimpianti, il Gal, la C.R. Torino. Il dott. Ballauri ha ricordato altri recenti lavori sostenuti dal Gal con risorse europee riservate ai territori deboli, ed ha annunciato la realizzazione di itinerari in rete per un “turismo verde” che valorizzi cultura ed economia locale. Il prof. Valmaggia si è compiaciuto per questo esempio di buon impiego di fondi europei ed ha invitato i Comuni a lavorare uniti in questa direzione con la Regione ed i Gruppi di Azione Locale. Nella suggestiva atmosfera della chiesetta millenaria don Michelotti ha celebrato la Messa; poi sotto i castagni è seguito un ricevimento degno d’essere raffigurato da un pittore impressionista.
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