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03 Ottobre 2025 - 10:19
Il crossover è uno strumento fantastico: permette di fondere mondi ed universi a volte distanti tra loro, indaga nuove dinamiche in soggetti già conosciuti dal pubblico e coinvolge ogni ambito artistico e dell'intrattenimento. Grazie ai crossover abbiamo visto sul piccolo schermo Magnum P.I. e la Signora in Giallo collaborare, ammirare la banda di impiccioni di Scooby Doo risolvere un mistero insieme ai protagonisti di Supernatural e, sicuramente meno culturale ma epico, Godzilla affrontare King Kong.
Il crossover era un mezzo bellissimo, calibrato e misurato in modo che il "corpo estraneo" all'interno dell'universo non rubasse la scena dal protagonista solito, ma al contempo non finisse per essere una macchietta sullo sfondo, nient'altro che un cameo. Il film o l'episodio crossover di una serie, ed in questo gli shows sui rispettivi dipartimenti di polizia, pompieri e medici di Chicago sono maestri, sono momenti attesi dai fan, pronti a vedere quali cambiamenti avverano, come sarà calato un protagonista esterno nel mondo del loro pupillo o il loro pupillo in un mondo a lui sconosciuto.
Qualcosa cambia con l'arrivo dell'MCU - il "meraviglioso" Marvel Cinematic Universe - a stravolgere ciò che era stato il crossover nel cinema. I primi film di questo universo, come molti sanno, trattano le origini del supereroe di turno. "Capitan America - Il primo vendicatore" racconta la storia di Steve Rogers, da ragazzo come tanti a simbolo americano. "Iron Man" racconta le avventure iniziali di Tony Stark. Stessa storia per Hulk e Thor con i loro film dedicati. In questi film, la cosiddetta "Fase uno" dell'MCU che si conclude con "The Avengers", ci sono i crossover e sono calibrati. Un esempio è la comparsa di Nick Fury sul finale di "Capitan America", accolto da stupore ed ammirazione. Ed anche il film finale di questa fase è la giusta chiusura, con tutto gli Avengers insieme, non un crossover ma una pellicola corale.
Nella fase due, e successivamente nella fase tre, inizia ad incrinarsi qualcosa e il crossover finisce per trasformarsi lentamente in uno strumento per far cassa al botteghino, con i personaggi che compariranno nell'MCU nelle prossime uscite annunciati nelle famose scene post-credits, attese quasi più del film stesso dai fan. Il crossover non è più un fatto eccezionale, qualcosa di mai visto e straordinariamente concesso al pubblico, ma diventa un'abitudine che non stupisce più.
Nel 2017 usciva Fortnite, questo battle royale sparatutto in cui cento giocatori venivano spediti su un'isola a vedere chi rimaneva in vita per ultimo, ed il successo fu immediato. E questo fu dato non solo dal divertimento nello sparare ad altri, punto cardine degli sparatutto, ma anche dalla possibilità di personalizzare la propria skin, comprando con la valuta del gioco personaggi diversi senza alcun valore od abilità aggiunta, se non l'estetica.
Per i primi tre anni le skins presenti erano originali del gioco, con vari personaggi appartenenti all'universo di Fortnite ed alla sua trama. Nel 2020, con la pandemia che porta il mondo videoludico ad esplodere, approda su Fortnite la prima collaborazione: Deadpool! Scoppia il caos generale, con molti giocatori che impazziscono per la comparsa di un personaggio di un altro franchise sulla piattaforma e l'isola si popola di omini rossi. E la Epic Games, l'azienda produttrice di Fortnite, non si ferma e cavalca l'onda. Arrivano collaborazioni sempre più grosse con la Marvel e con la Disney in generale, con personaggi del mondo di Star Wars, Indiana Jones e dell'MCU che diventano protagonisti anche di intere stagioni del videogioco. La trama dell'isola si intreccia con Darth Fener, il già citato Capitan America, Indy, ed anche cantanti come Eminem, Travis Scott e Marshmallow.
Purtroppo, da una simpatica novità saltuaria, il crossover con altri universi diventa per il videogioco quasi una droga e i giocatori più sfegatati attendono ormai la stagione successiva solo per sapere se il loro film, fumetto o serie preferita avrà finalmente una skin di Fortnite, snaturando il significato iniziale del prodotto: sopravvivere a cento giocatori su un'isola.
Negli ultimi anni si è parlato molto del caso del crossover nel gioco di carte "Magic The Gathering" (MTG), con l'arrivo della serie "Universes Beyond" con set di carte ispirati a videogiochi, film, serie tv o fumetti. I detrattori di questo hanno additato MTG come «Il Fortnite dei giochi di carte», accusando la Hasbro di aver buttato nel calderone troppi elementi che non si confanno alla "Lore" di Magic. Altri invece hanno apprezzato l'arrivo di Lo Hobbit, Doctor Who, Fallout o WarHammer all'interno del gioco, trovandola una variazione simpatica che aggiungeva alcune carte nuove, mentre ne proponeva altre con artwork innovative.
La particolarità di "Magic The Gathering" è di non poter chiamare tali collaborazione crossover, poiché l'intero gioco di carte è un crossover tra elementi variegati già ai suoi albori. MTG nasce da un mix di cultura della Grecia classica, storie delle "Mille ed una notte", religiosità dell'antico Egitto e folklore dell'Europa centro-settentrionale e delle Americhe. Si è poi provato, in anni più recenti, di creare una qualche trama che collegasse i vari set di carte, ma è un substrato ignorato dalla stragrande maggioranza dei giocatori e di cui solo i super-nerd, ma nemmeno, si interessano.
"Magic The Gathering" può quindi essere definito, seppur con qualche pecca, il modo giusto di fare crossover, senza creare forzature, ma inglobando gli elementi presi in prestito con naturalezza. Sicuramente c'è un obiettivo economico dietro certe collaborazioni, di fatto il fan sfegatato di Spiderman sicuramente acquisterà il set dedicato all'uomo-ragno, ma allo stesso tempo molti giocatori troveranno in questi set la carta giusta per potenziare il loro mazzi già esistenti o l'occasione per costruire un nuovo mazzo.
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