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A Pasolini: il nostro futuro scomodo

Pier Paolo Pasolini oggi: artista organico e marxista eretico che smaschera il conformismo consumista, difende il sacro popolare e scuote la coscienza con una lingua politica ancora dirompente.

Pier Paolo Pasolini

Il 2 novembre 1975 veniva ritrovato sul lungomare di Ostia il corpo senza vita di uno dei più importanti pensatori del '900 italiani. A 50 anni dalla sua morte proviamo a riflettere sul suo lascito.

In un mondo dove la vita si muove sul filo del edonismo estetico, dove l'immagine è elemento imprescindibile con cui ci si pone all'interno della società, a fatica si può immaginare il posto che potrebbe occupare una figura come quella di Pier Paolo Pasolini.

In una società in cui ci si guarda allo specchio dallo schermo di uno smartphone o ci si ritrova ad urlare la propria esistenza per tenere testa ad un desiderio mal sopito di autoreferenzialità, si fa fatica ad immaginare il distacco con cui l'artista di Casarsa già più di 50 anni fa, con lucida pacatezza e tenendo il punto della propria posizione, denunciava il mondo in cui vivevamo e verso il quale stavamo indirizzandoci a grande velocità.

La società dei consumi avrebbe appiattito la lotta di classe tanto decantata da parte della sinistra, a favore di un conformismo con cui il capitale avrebbe continuato ad esercitare il proprio giogo sulle masse più povere della società.

Eppure nonostante tante parole che oggi paiono risuonare di una eco antica, la figura di Pasolini è tutt'altro che passata: ancora oggi Pier Paolo Pasolini non appare un simulacro della "classicità" del Novecento, ma un contemporaneo megafono delle storture della nostra società. E ancora oggi è pensatore, prima ancora che regista, poeta o scrittore, che fa bene (ri)ascoltare o andare a (ri)leggere. 

Guarda le Ceneri di Pasolini, di Pasquale Misuraca: parole dense come macigni

https://www.youtube.com/watch?v=Wz3l6DA4Mos 

L'Artista Organico e la Ricerca del Sacro Perduto 

Per quanto Pasolini rappresenti l'emblema dell'artista organico, in una logica di ricerca unitaria verso la sacralità del reale, vale la pena provare ad osservare la sua figura sotto una serie di punti di vista.

Egli è attuale nella ricerca della lingua, che era in primis atto politico, tentativo di forare una lingua borghese, omologata ed ipocrita: nella  scelta di recuperare la tradizione poetica del friulano di Casarsa o quando ostenta la violenza linguistica ne Le Ceneri di Gramsci o nella dell'estetica visiva usata in Salò, egli compie un atto voluto, consapevole di rottura. Nel suo essere regista non sceglie una visione narrativa della cinematografia, ma - da Accattone a Il Vangelo Secondo Matteo, passando per le tre opere della Trilogia della Vita (Decameron, Il Fiore de Le Mille e Una Notte, i Racconti di Canterbury) - guarda al medium come ad uno strumento che gli permetta una ricerca antropologica: si cerca il sacro in un mondo che ne ha perduto completamente il senso.

E dove Pasolini trova questa visione sacrale dell'umanità? Nella civiltà contadina e popolare, che ha perso il proprio potere non tanto a causa del progresso, ma per colpa del consumismo.

Il Marxista Eretico e la Lotta di Classe tradita 

Una delle motivazioni che lo spingevano a rivolgersi al sottoproletariato che viveva nelle baracche, fatto di reietti e disadattati, visti come baluardo di una umanità ancora autentica, era legata ad una visione critica anche della classe operaia, rea di essere stata sedotta prima e poi corrotta dal benessere.

Una critica che gli mise contro buona parte del Partito Comunista dell'epoca e che fu una delle più gravi macchie compiute dai quadri dirigenti del PCI che preferirono espellere Pasolini anziché accettare quelle critiche, senza comprendere che si stava aprendo un dibattito lacerante, all'interno della sinistra, che poi avrebbe portato alla violenza degli anni '70.

Nel suo essere mai allineato, neanche con il proprio schieramento Pasolini fu l'esempio di pensatore inattaccabile, capace di portarsi dietro dei dubbi e delle riflessioni che ancora oggi paiono fastidiose, rompicapi di difficile decrittazione. La sua voce sgradevole e irrisolta ci è necessaria più che mai, per mantenere vigile la nostra attenzione e ricordare che la vera cultura non deve essere consolatoria, ma continuo elemento di disturbo, di provocazione.

La nostra insopportabile Coscienza

Spesso vediamo in Pasolini un elemento maledetto nel suo non essere mai allineato: nel pensiero, nella modalità con cui comunicava tramite le sue opere, nella sua omosessualità mai celata, ma vissuta sempre con una certa scomodità verso l'esterno. Per capire e comprendere l'importanza della radicalità di Pasolini è imprescindibile - almeno per chi scrive - provare a cercare un parallelismo con il filosofo francese Georges Bataille.

Nel voler denunciare una parte maledetta a cui sentirsi irrimediabilmente avviluppati, Pasolini rifiuta la società ordinata e produttiva; respinge sprechi, eccessi, il sesso come trasgressione, la violenza come rito. Il suo senso di inappagamento, la sua condanna a vedere le contraddizioni dell'umano, non vanno interpretati come un fallimento e l'inesorabile accettazione di una sconfitta, ma al contrario il simbolo della profondità umana, all'interno della quale è giusto calarsi: Pasolini aveva capito che l'uomo, una volta perduti i riti che lo mettevano in contatto con il divino e con la propria umanità più animale, è condannato a un'appagamento fasullo, a un'edonistica e sterile infelicità.

E la sua attualità forse sta proprio qui: in un'epoca di ottimismo tossico e positività forzata, la voce di Pasolini ci ricorda la necessità esistenziale e politica di guardare in faccia il nostro abisso.

Guardate l'ultima parte, la 6^ parte, de Le Ceneri di Pasolini di Pasquale Misuraca 

https://www.youtube.com/watch?v=-SsFkLCUOYM

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