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Alfabeto di sbadanza: E come È proibito

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È proibito. È vietato. Con varie gradazioni di intensità. Proibito e basta. Vietato così tanto per dire. Oppure severamente vietato. Severamente proibito. Il magistrato Piercavillo Davigo (ooops: Piercamillo) sostiene che siamo l’unico Paese al mondo dove non basta che una cosa sia proibita: deve essere severamente proibita perché qualcuno si spaventi a farla. Non so se abbia ragione. Ricordo di aver visto in Galles diversi cartelli con la scritta: it is strictly forbidden fare qualcosa – attraversare i binari delle loro ferrovie lillipuziane, mi sembra. Segno che il vizio di rinforzare i divieti non è solo italiano. Li rinforzano pure i Celti, almeno quando scrivono in inglese.
Però in Italia abbiamo due modi per proibire le cose. È proibito – oppure – È vietato.
Prohibĭtum est viene ovviamente dal latino ed è una forma di prohibēre, cioè un composto di pro ‘davanti’ e habēre ‘avere’. Il composto significava in origine ‘tenere davanti, a distanza’ quindi ‘trattenere’ (e habēre a sua volta verrebbe da una radice *ghabh con il valore momentaneo di ‘afferrare’, ‘prendere’. Secondo Devoto 1966 la radice è presente solo in area latina, osco-umbra e celtica. E riecco i Celti…) . Poi, in toscano prohibēre  è diventato proibire e ha assunto il significato che conosciamo, sicché proibito compare già con il senso di ‘vietato’ prima del 1342 (DELI). Ma a quei tempi si usava con molto piacere il sinonimo vietato, che Brunetto Latini (sì, proprio lui…!) inseriva nei suoi testi fin dal 1294 (DELI). Vietato. Vediamo un po’: viene dal latino vetātum est, che però non ha connessioni con altre lingue indoeuropee e probabilmente in origine era un termine del linguaggio sacrale e sacerdotale, poi è passato nel campo del diritto e da lì non si è più sradicato.
Eh già, perché ai Romani il diritto piaceva tantissimo. E noi che ne siamo degni eredi abbiamo conservato il gusto per le leggi, gli articoli, i commi, i codicilli, i permessi sub condicione, i divieti, le sanzioni, le ammende, le multe, i processi, le sentenze…
Basta avere in casa una vecchietta invalida per rendersene conto. Lo so che cosa volete dire: una vecchia ottantenne inchiodata alla sedia a rotelle non è la persona più adatta per scontrarsi con i divieti e le proibizioni della legge. E vi sbagliate.
Basta che la vecchia in questione abbia voglia di uscire di casa. Basta che non sia ricca e non abiti in una villa ma in un condominio proletario degli anni Sessanta, progettato con la lungimiranza di una cicala ubriaca. Un condominio tutto pieno di scale a risega e barriere architettoniche sparse in ogni dove come i sassi di Pollicino. Eppure la vecchietta, anche se sta lì, vuole uscire. Impossibile installare montascale fissi, quindi che si fa? Si fa tutta una bella trafila per avere il montascale a cingoli dell’ASL - su di lei la benedizione nei secoli. E una volta ottenuto il montascale, che cosa si incontra? Un divieto.
È vietato ingombrare gli spazi comuni con il montascale. Ovvio. Un divieto giusto. Poi, parallelo, un mezzo divieto: è vietato fare casino con il montascale per riportarlo in casa. Un attimo: ma non era vietato lasciarlo parcheggiato nell’androne? Eh beh sì, ma è vietato anche riportarlo indietro rumorosamente. È vietato ricordare agli altri condomini che c’è un’handicappata.
Ma intanto l’handicappata divieto o no è uscita e vuole solo essere spinta per le belle strade della città. Belle, oddio. Sarebbe magari meglio spingerla sui marciapiedi. Ma mezzi marciapiedi NON hanno la rampa. Oppure hanno la rampa ma hanno un manto di asfalto così rappezzato e traballante che la vecchia in carrozzina urla ad ogni piè sospinto (il piè ovviamente è quello di chi la spinge, e già che spinge la vecchietta sospinge anche il piede. Non si può negare che parliamo una lingua assurda).
E allora passi sulla strada, dove lei viaggia bene e non si lamenta. Lei. Ma si lamentano i passanti che ti ricordano con il ditino alzato: è vietato far circolare una carrozzina sulla strada destinata alle macchine. Anche se è domenica sono le due di pomeriggio fanno 40 gradi all’ombra e gli automobilisti stanno tutti addormentati con la camicia sbottonata davanti alla tivù. Non fa niente, è proibito. Punto e basta. Dà una sicurezza tremenda a qualcuno questa storia del proibire.
Allora la vecchietta che è un po’ fuori di testa ma ragiona meglio dei proibizionisti ti fa una bella proposta: «spingimi verso la campagna che andiamo a farci un giro nelle strade fra i prati, lì non ci passano macchine». E certo, cara la mia vecchietta, hai ragione. Detto fatto.
Ma non hai fatto i conti con la lubido prohibēndi: il piacere – quasi sessuale – di vietare. Ti accorgi che esiste quando, una settimana dopo, ritorni con la vecchietta nelle stesse stradine di campagna deserte dove sei passato la domenica prima: e te le trovi chiuse da un cartello come quello in figura 1

E tu rimani lì come un babbeo. Cosa puoi fare di fronte alla potenza del divieto? Nulla. Ma la vecchietta non vuol sentire ragioni e ti costringe a fare – che so – un paio di metri oltre il cartello di proibito. Giusto perché ci sono le piante ed è fresco. Mica glielo rubi, il fresco, alle piante.
Ma la volta dopo il cartello si amplia e ti ci trovi una roba del tipo in immagine 2:

Così con lo spauracchio dell’articolo 614 del Codice Penale qualunque vecchietta paralitica resterà terrorizzata e la Sacra Strada Privata potrà continuare la sua incontaminata esistenza senza essere violata da vili ruote gommate di carrozzine.
Ah, il divieto! Che goduria. Una libidine, una rivoluzione… E il divieto con il Codice Penale brandito come un manganello per far stare alla larga la marmaglia diversa – diversa già solo perché priva dell’uso delle gambe. Fantastica eredità latina degli antichi Romani.
Che poi qualche volta il proprietario della Sacra Strada Privata anche se benedetto dagli dèi sbaglia a citare l’articolo e si vedono cartelli come quelli in figura 3:

416???? Nel Codice Penale è associazione a delinquere (416 bis è di stampo mafioso).
Che c’entra? Ah, ma che stupido a non averci pensato!
La vecchietta sulla sedia a rotelle più l’accompagnatore – figlio piemontese o badante peruviana – messi insieme fanno o no un’associazione a delinquere? Si associano per commettere il delitto di Lesa Stradalità Privata. Meno male che adesso verrà approvata una legge per cui i proprietari delle Sacre Strade Private potranno liberamente sparare addosso ai delinquenti ottantenni in carrozzina che violano i non meno Sacri Confini dei Campi. Del resto, i Romani lo sapevano già che andava a finire così.
Uscire dal solco e violare i Sacri Confini dei Campi in latino si diceva delirāre.

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