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Garth Ennis, l'uomo che uccise i supereroi.

Garth Ennis e la decostruzione dei supereroi: da Preacher a The Boys, una satira feroce delle icone del nostro tempo

Garth Ennis, l'uomo che uccise i supereroi.

"I Sette", i malvagi supereroi del mondo di "The Boys"

Intendiamoci: il concetto di supereroi era già traballante da tempo, prima che Garth Ennis giungesse a dargli la martellata finale. Un buon spartiacque è sicuramente "Watchmen" (1986) di Alan Moore, del resto il mentore del fumettista di Belfast.

Dopo alcuni esordi sulfurei così Ennis approda sulla rivista "2000 AD", dove scrive il personaggio di punta, "Judge Dredd", un superpoliziotto del futuro che è già una satira dell'ultraviolenza supereroica. Nel 1991 sviluppa poi un antieroe esoterico come "Hellblazer" (1988) per la DC Comics, e crea il suo "Preacher" (1995-2000), un predicatore protestante ribelle immerso in un cosmo alla deriva, in mezzo a una guerra continua di potenze angeliche e demoniche.

Anche "The Boys" (2006-2012), il suo lavoro più noto, trasposto dal 2019 in una serie televisiva di grande successo, è ambientato nell'universo narrativo di Preacher (c'è il cameo di alcuni personaggi) ma si concentra sullo spietato sarcasmo contro i supereroi. Inizialmente pubblicato da DC Comics (quella di Superman e Batman, per capirci) nella collegata Wildstorm, il fumetto si sarebbe poi rivelato così inaccettabile da essere interrotto dopo solo 6 numeri, per riprendere sulla casa indie Dynamite. Naturalmente, non è un fumetto per ragazzini, ma il problema non era l'ultraviolenza, ma appunto la critica radicale ai supereroi.

I "Boys" del titolo sono una squadra speciale della CIA che deve intervenire per contenere i Supereroi: questi ultimi, presentati alla popolazione come eroi benevoli, sono in realtà criminali della peggior specie al servizio del governo, celebrità amorali che certo compiono alcuni servizi al potere, ma più che altro usano il loro potere per abietti fini personali, coperti sempre dagli apparati statali e dal mainstream.

I vari supereroi rappresentano degli evidenti archetipi eroici ben presenti nel fumetto, a partire da The Patriot / Superman e Capitan America; la satira sulfurea che ne fanno risulta distruttiva e dopo di essi diventa quasi impossibile vedere "i super" nella loro originaria accezione ingenua.

Già Moore aveva decostruito gli eroi in "Watchmen", effettivamente, ma i suoi eroi compivano scelte sbagliate, e anche orribili, con l'illusione di un fine superiore: questa finzione cade in "The Boys".

Forse quello che li rende così potenti come satira è il fatto che sotto la maschera dei "Seven", gli eroi più potenti, vediamo certamente le leghe di supereroi in stile "Avengers"; ma sotto di queste si cela l'ideologia di USA, NATO, Occidente benevoli guardiani del mondo. Un'idea da tempo scricchiolante, specialmente con gli ultimi, sanguinari conflitti condotti da alleati atlantici di ferro, e con la presidenza Trump che ha tolto ogni infingimento (nè, per contro, i villain fumettistici sono in verità vittime incomprense in "The Boys", ma anch'essi sono malvagi).

Forse per questo "The Boys" sono di drammatica attualità: perché con una satira feroce e amaramente divertente ci mostrano una sulfurea parodia della nostra realtà. E qui non sembra esserci nessun Billy Butcher per difenderci.

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