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Robert Redford, il singolare omaggio di "Watchmen" di Alan Moore

L'attore recentemente scomparso è omaggiato anche nel massimo capolavoro del fumetto

Robert Redford, il singolare omaggio di "Watchmen" di Alan Moore

La vignetta di Watchmen in cui appare la menzione di Redford

La scomparsa di Robert Redford è quella di una grandissima icona del cinema americano, come spiega bene Viter Luna nel suo pezzo. Per gli intenditori di fumetto, però, Redford fa anche una comparsa minima ma a suo modo significativa in una delle più importanti opere della storia del medium, "Watchmen" (1985) di Alan Moore, disegnato da Dave Gibbons. Si tratta solo di un dettaglio in una vignetta apparentemente marginale, ma contribuisce, con molti altri particolari, ad un fumetto particolarmente stratificato di significati. Vediamo perché. Redford appare nel finale dell'opera, in un'edicola della New York Gazette, dove il giornale titola "RR to run in 88?", ovvero, annunciando che Redford si candiderebbe come presidente nel 1988, la elezione che nel mondo reale ha visto la vittoria di George Bush senior (riconosciamo l'attore dal ritratto stilizzato). "Watchmen" è ambientato in una realtà alternativa in cui i supereroi americani – diversi da quelli classici – esistono davvero, e la loro presenza ha cambiato la storia. Così, sfruttando la loro presenza, Nixon non è mai caduto, ha cambiato con un emendamento il numero di mandati ed è ancora presidente quando, nel 1985 alternativo, si apre questa crisi. Di conseguenza, Ronald Reagan (l'altra celebre RR del cinema, nel suo caso western "law and order") non è mai divenuto presidente con mandato dal 1980 al 1988; e ovviamente la candidatura di Redford è un'ironia sul grande leader repubblicano (sempre nel 1985, in "Back to the future", Martin McFly torna nel 1955 e, quando parla con Doc, non viene creduto nel dire che Reagan è presidente). La scelta di Redford è però sottile, in quanto l'opera è tutta centrata su una celebre affermazione di Reagan di quell'anno, che parlando con Gorbaciov, dopo l'apice delle tensioni tra USA e URSS, si disse fiducioso che le due nazioni avrebbero collaborato davanti a una minaccia comune, come una invasione aliena. La metafora ardita mandò in solluchero i complottisti ufologici, che vi videro una ammissione della presenza di extraterrestri in contatto segreto con le grandi potenze. Moore la sfrutta in un modo geniale per il grande rovesciamento finale del fumetto (che non sveleremo). Quindi mettere Redford come "RR" alternativo è interessante, poiché implicitamente sarà il candidato dei democratici (non viene detto, ma è ben chiaro che Nixon non mollerà il potere spontaneamente, lasciando al limite al debole vicepresidente Ford di questo altro universo): come Reagan era l'archetipo cinematografico dello sceriffo, del duro, Redford è un personaggio vincente ma più amato dai democratici, adatto alla nuova fase che si sta aprendo sul finale, dove c'è una apparente distensione con i Russi. L'uso della doppia R (e di '88) rimanda al tema delle simmetrie centrali in Watchmen, dove il centrale personaggio di Rorschach (a cui si deve oltretutto l'ultimo ribaltamento della storia, nell'ultima vignetta, tramite il suo diario) è anch'esso identificato da due R speculari. Il modo in cui una menzione marginale assume un significato ben intersecato a tutto il resto dice molto soprattutto dell'ineguagliata abilità di Moore come sceneggiatore fumettistico: ma è anche il segno dell'importanza iconica di Redford.

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