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L’uomo che dirigeva il rock come una sinfonia

Frank Zappa a 85 anni dalla nascita: genio del rock e compositore accademico, dalle radici siciliane a un'inarrestabile ricerca tra satira, sperimentazione ritmica e tecnologia musicale

L’uomo che dirigeva il rock come una sinfonia

È stato uno dei più grandi geni della musica del Novecento, leggenda del rock e oggi compositore riconosciuto anche negli ambienti accademici, Frank Zappa ha saputo disegnare una parabola artistica unica e, probabilmente, irripetibile. Nasceva 85 anni fa il 21 dicembre 1940 a Baltimora, le sue radici sono nella Sicilia, di dove era originario suo padre. Fin da piccolo viene affascinato dalla musica e in particolare dalla componente ritmica. A folgorarlo è in particolare “Ionisation” composizione di Edgard Varese, non esattamente musica pop: otto minuti di sole percussioni, che tuttavia gli fa capire le potenzialità di questo tipo di espressione artistica che lo cattura completamente. Nel corso di tutta la sua carriera, Zappa ha alternato sia la produzione pop-rock a quella di musica contemporanea. È improprio dire che abbia contaminato i due mondi. Zappa ha costantemente messo insieme ogni mondo musicale, al punto che molti critici considerano la sua produzione appartenente a un genere a sé, al di fuori di ogni possibile classificazione. Resta sottesa, soprattutto alla produzione discografica più popolare, una critica estremamente corrosiva all’America, una scrittura che non arretrava davanti ad alcuna volgarità e turpiloquio, ma anzi se ne compiaceva e, dall’altro lato, una componente musicale di una complessità e di un’articolazione raramente raggiunte da un musicista della scena rock. È rimasta famosa, perché unica in effetti, l’immagine di Zappa che, chitarra a tracolla, dirigeva il proprio ensemble musicale con gesti o talvolta con la bacchetta vera e propria. Di volta in volta in giro con band più o meno allargate (dai “Mothers” fino alla band che lo accompagnò nell’ultimo tour con tanto di sezione fiati). Costringeva tutti i suoi musicisti a un’estenuante serie di prove, spingendoli verso i limiti tecnici dei rispettivi strumenti, con il risultato tuttavia di dare vita a esecuzioni di un livello eccezionale. Non era abbastanza per il suo perfezionismo e le sue sperimentazioni: all’uscita del Synclavier, uno dei primi sequencer, iniziò ad utilizzarlo sognando finalmente un controllo totale sulla propria musica e sulla sua esecuzione, pubblicando diversi dischi composti ed eseguiti interamente dalla macchina.

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