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04 Ottobre 2025 - 15:01
Ricongiungimento famigliare dopo 12 anni
Nei giorni scorsi, presso l’aeroporto di Malpensa a Milano, un incontro emozionante ha segnato la fine di dodici lunghi anni di separazione tra una madre e sua figlia, con il supporto della Croce Rossa di Cuneo.
«Nel 2012, una madre coraggiosa, ha preso una decisione difficile, ma estrema, l’unica che poteva vedere in quel momento – racconta la Croce Rossa di Cuneo –. Dopo aver fatto il possibile per mettere al sicuro la sua bambina di 7 anni, ha lasciato il Sudan, devastato dalla guerra civile in Darfur, intraprendendo un viaggio arduo e pericoloso per trovare un futuro migliore per entrambe. Dalla fuga attraverso il deserto all'incubo della prigionia in Libia, la sua resilienza è stata messa alla prova in modi inimmaginabili. Il suo cuore era diviso: da un lato, il desiderio di proteggere la bambina; dall’altro la determinazione di cercare un domani comune, libero dalle atrocità della guerra».
Dopo innumerevoli tentativi e un lungo percorso segnato da sofferenze, sfide e sacrifici, nel 2018 è giunta in Europa e successivamente in Italia, stabilendosi nella provincia di Cuneo. Qui, accolta in una casa-famiglia dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, «ha iniziato il suo percorso di inclusione nella comunità, trovando calore umano, un ambiente solidale, nuove opportunità, e finalmente un lavoro e un appartamento. Tuttavia, anche se circondata da nuove persone, nel suo cuore c’era un vuoto profondo e incolmabile, rappresentato dalla figlia».
Con determinazione e speranza, la madre ha contattato un avvocato e ha iniziato un processo di ricongiungimento familiare, ricevendo anche il supporto della Croce Rossa di Cuneo, che in quel periodo stava aprendo il suo primo ufficio provinciale dedicato a ristabilire e mantenere i contatti tra familiari separati a causa di conflitti armati, situazioni di violenza, disastri naturali e migrazioni.
«Il percorso di ricongiungimento familiare si è rivelato complesso, ma non impossibile – spiega Giuseppe Renda, responsabile ufficio Ricerche, Restoring Family Links e Protezione della CRI di Cuneo –. C’è stato un impegno paziente e costante da parte di tutti, a cominciare dalla associazione Papa Giovanni XXIII e dall’avvocato, all’alto Commissionato per i Rifugiati, all’Organizzazione Internazionale per la Migrazione dove sono stati effettuati i test del DNA, alla Prefettura di Cuneo che ha concesso il nullaosta, alle Ambasciate Italiane in Camerun e Chad, ad un gruppo di religiose che ospitavano la figlia vicino ad un campo profughi, e agli uffici della Croce Rossa Italiana di Cuneo, Torino e Roma. Ogni incontro, ogni telefonata, ogni messaggio hanno avuto come obiettivo quello di facilitare l’arrivo della giovane».
Finalmente, l’11 settembre, il sogno si è realizzato. Mamma e figlia si sono riabbracciate, colmando dodici anni di separazione e solitudine. «Questa storia rappresenta solo una delle migliaia di situazioni in cui nel caos dei conflitti armati, in situazioni di violenza e disastri naturali e nel contesto delle migrazioni, le famiglie possono separarsi in pochi minuti, creando angoscia e vulnerabilità e talvolta portando a lunghi anni di incertezza sul destino di figli, coniugi o genitori. Prevenire tali separazioni, localizzare le persone scomparse, rimettere in contatto le famiglie e sostenerle nella ricerca dei propri cari è al centro dell'impegno del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa da oltre 160 anni. Il Movimento, nel rispetto del mandato umanitario volto ad alleviare la sofferenza umana, proteggere la vita e la salute delle persone, assicurare il rispetto dell'essere umano, si attiva mobilitando le sue risorse quando un familiare viene separato dai propri cari e rimane privo di loro notizie. In ogni separazione c’è una storia da riannodare, un filo che unisce famiglie e ricuce il tessuto dell’umanità, in questo caso, dal Sudan al territorio cuneese».
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