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03 Settembre 2025 - 14:54
La Diocesi di Mondovì ha sgranato ieri sera la quinta serata del grande Rosario della Novena, in preparazione alla Festività della Natività di Maria. Il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, ha nuovamente tenuto la celebrazione e l'omelia, alla presenza del vescovo di Mondovì, Egidio Miragoli, e del rettore del Santuario, don Flavio Begliatti. La serata era particolarmente dedicata alle componenti diocesane del cebano e della VAlle Tanaro, che hanno risposto alla chiamata presentandosi numerose in basilica e sul sagrato.
«Verso la fine di luglio – l'esordio di mons. Brambilla – terminva il primo Concilio delle chiese riunite, allora non c’erano divisioni, che formulava il primo simbolo proposto con l’intenzione universale. Prima tutte le comunità cristiane avevano il loro credo. Io se chiudo gli occhi sento ancora mia nonna che recitava il credo, l’atto di fede, l’atto di dolore. Il credo apostolico, fatto di 12 articoli. A Nicea tutti i vescovi si sono radunati a causa di una crisi della fede. L’obiettivo era fermare l’eresia ariana.
Il Credo ci dice che Gesù è dalla parte di Dio, non è uno dei suoi tanti inviati ma ha un rapporto unico e singolare con lui. Questa precisazione salvò la fede nel 4 secolo ma diede origine a sessant’anni di discussioni sulla “ stessa sostanza del Padre”. La lunga discussione durò fino al 475 quando un altro gruppo di cristiani spostò la discussione sullo Spirito Santo. Allora Basilio ha questo colpo di genio: nella Bibbia e nella liturgia va a cercare le espressioni per elevare lo Spirito santo allo stesso livello del Padre. Ma cos’è lo spirito santo? Nella tradizione occidentale è sostanzialmente uno sconosciuto. Noi abbiamo usato una parola sostitutiva, la grazia, e semplifico all’estremo una questione complicata. Con tre pennellate voglio dirvi cosa fa lo Spirito Santo: vi aiuta a dire cos’è Gesù qui e oggi. Lo spirito soffia dalla parte di Gesù. Gesù, questo pezzetto di storia che leggiamo nei vangeli, è il signore il vivente. Non è una storia relegata a 2000 anni fa, ma Gesù è vivo e presente qui tramite lo Spirito Santo. Lo Spirito rende attuale Gesù. Gli uomini e le donne spirituali, e non solo i Santi ma anche le persone che hanno vissuto una vita onesta, laboriosa, caritatevole, attenta, capace di ascolto, hanno un braccio che si protende verso Gesù e un altro verso il loro tempo, capace di leggere le situazioni, aiutare le persone. Hanno lo sguardo al cielo e i piedi ben piantati per terra. I santi erano persone che hanno vissuto il loro tempo, costruendo monasteri, intervenendo. Da questa sera in avanti, tutti quelli della vostra valle devono sapere che essere spirituali non vuol dire vivere con la testa tra le nuvole: significa vivere il proprio tempo e cercare di riferirlo a Gesù».
La sesta serata della Novena vedrà al pulpito mons. Gjorgi Meta, vescovo di Rreschen in Albania. Sono particolarmente invitate le zone delle Valli Pesio ed Ellero. Come sempre, l'appuntamento è alle 20 per il Rosario e alle 20.30 per la celebrazione e la processione aux flambeaux finale.
Proprio nel 2025 mons. Franco Giulio Brambilla ha scritto un commento al Credo, intitolato "Le dieci parole del Credo", sottoforma di lettera pastorale. Un documento illuminante sulla professione di Fede cattolica. I punti in cui è articolata sono: Il Regno di Dio, la prossimità di Gesù, la Croce Gloriosa, Generato non creato, La gloria del Figlio, Il padre onnipotente, il creatore provvidente, Lo spirito dell'amore, l'anima della chiesa, la vita del mondo che verrà. NElle prime pagine, mons. Brambilla sottolinea ancora una volta il carattere comunitario della Fede. «Noi, dunque, possiamo credere solo nella sinfonia
della “nostra fede cattolica”. Non è possibile credere da soli: se l’atto di fede non può che essere personale, diventa però
possibile solamente nella trama dei legami ecclesiali. La fede – come la vita – non si inventa da capo, ma si riceve, e solo in
quanto ereditata con un atto personale, diventa la mia propria fede. Infatti, la fede personale, anche la più mistica nella
contemplazione e la più generosa nell’impegno, non può mai esaurire la “nostra fede cattolica”.
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