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Quando due persone hanno lo stesso codice fiscale? Curiosità che diventa realtà

Quando due persone hanno lo stesso codice fiscale? Curiosità che diventa realtà

Nel nostro immaginario, quella combinazione di lettere e numeri, tipica del codice fiscale, è un’impronta digitale amministrativa, un segno distintivo che ci separa da chiunque altro e ci rende unici. Eppure esistono situazioni in cui due persone possono ritrovarsi con lo stesso codice fiscale. Non si tratta di un errore grossolano di sistema, bensì di omocodia, un fenomeno raro ma possibile.

Per comprenderlo, bisogna ricordare che il codice fiscale nasce come una traduzione automatica dei nostri dati anagrafici, dunque cognome, nome, data di nascita e comune di origine si trasformano in un algoritmo. 

Quando, però, questi elementi coincidono tra due individui, anche la sequenza finale può coincidere. È più probabile tra persone con cognomi molto diffusi e nomi particolarmente comuni, magari nate nello stesso giorno e nello stesso luogo.

L’Agenzia delle Entrate prevede un meccanismo di correzione. Quando compare un omocodice, due codici fiscali identici, vengono modificati alcuni caratteri numerici trasformandoli in lettere secondo una tabella standardizzata

Non cambia la validità del codice, non si altera l'identità, ma si crea un modo per distinguere chiaramente i due soggetti.

Si tratta quindi di una soluzione tecnica, pensata per evitare che nelle banche dati fiscali, sanitarie o anagrafiche, due vite diverse si intrecciano in un’unica registrazione, con tutte le conseguenze spiacevoli del caso.

Ciò che rende interessante l’omocodia, però, non è solo l’aspetto tecnico. È la possibilità che uno scopra, magari durante la richiesta di un prestito, l’iscrizione a una scuola o la prenotazione di un esame medico, di condividere un codice con qualcuno che non ha mai incontrato. Una sovrapposizione amministrativa che ci ricorda quanto il nostro vissuto individuale venga tradotto in uno schema standard, al punto che l’unicità personale può incrociarne un’altra.

Nella pratica, la gestione dell’omocodia avviene spesso senza che il cittadino se ne accorga. 

Le banche dati dell’Anagrafe Tributaria provvedono automaticamente a correggere l’eventuale duplicazione, rilasciando un codice aggiornato e valido.

Il punto è che capita sempre quando meno ce lo si aspetta 

Ecco perchè serve verificare quale sia il codice corretto, attivo, riconosciuto dal sistema.

A questo punto, la questione si intreccia con un’altra dimensione, l’uso quotidiano degli strumenti digitali.

Da anni, portali come Codicefiscale.com rappresentano un riferimento storico per chi vuole generare, controllare o comprendere il proprio codice fiscale senza complicazioni. Un servizio gratuito e di pubblica utilità, nato con l’idea di rendere immediata un’operazione che, altrimenti, richiederebbe consultazioni tecniche o documentali.

Nel caso dell’omocodia, questi strumenti possono risultare preziosi per farsi un’idea preliminare, scoprire se un codice risulta naturale o corretto con sostituzioni, verificare se corrisponde davvero ai propri dati, capire se, dietro una difficoltà in fase di registrazione, si nasconde proprio una sovrapposizione.

Non è una sostituzione dell’Agenzia delle Entrate, naturalmente, ma un modo semplice per orientarsi. Soprattutto, è un modo per non essere colti di sorpresa quando quella sequenza di 16 caratteri rivela di avere le sue eccezioni.


Quando due persone hanno lo stesso codice fiscale? Curiosità che diventa realtà - ARTICOLO AZIENDALE

L'immagine è realizzata con la AI
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