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Gabriele e l'arresto cardiaco in campo: «Ora sto bene, la mia storia serva da esempio»

Salvato dall'allenatore-volontario e dal Dae, a lui sono arrivati anche gli auguri della Juve. La mamma: «Facciamo nascere qualcosa di buono»

Gabriele e l'arresto cardiaco in campo: «Ora sto bene, la mia storia serva da esempio»

La foto scattata in Ospedale con alcuni regali ricevuti dai compagni dell'Albese, la coppa del torneo e il bigliettino fatto avere dalla Cheraschese vincitrice

Gabriele ha 12 anni, frequenta la seconda media a Mussotto (Alba), vive a Guarene con la famiglia e giocava come centrocampista. Di quel giorno si ricorda tutto. Aveva appena rubato palla a un giocatore molto più grande di lui e l’aveva passata a un compagno. Poi, il crollo. Il suo cuore, per un po’, ha smesso di battere.

«Nella sfortuna siamo stati fortunatissimi», racconta oggi, a distanza di cinque mesi da quel sabato 10 maggio, la mamma Sara Revello. Quella mattina Gabriele non sarebbe neanche dovuto essere lì. Aveva una festa di compleanno, ma era stato convocato solo il giorno prima dalla sua squadra, l'Albese, per partecipare al torneo a Ceva, con ragazzi più grandi di lui.

È stato un caso, ma anche una grande fortuna, che in campo ci fosse Gianni Spinosa, allenatore del Dogliani e volontario del 118 nel gruppo del Soccorso di Clavesana, e che il defibrillatore fosse a disposizione. Quei minuti hanno fatto la differenza, una differenza enorme.

Oggi Gabriele sta bene, convive con un defibrillatore sottocutaneo. Colpa di un problema congenito, scoperto solo dopo quei terribili momenti.

«Non posso più fare sport a livello agonistico o giocare sotto sforzo, per via del cuore», ci racconta al telefono. «Da quando mi hanno rianimato ricordo tutto: il collare, mia mamma che mi ha salutato in ambulanza, i dottori che mi spiegavano cosa stavano facendo. Ricordo anche quando hanno chiamato l’elicottero. In ospedale mi hanno aperto la maglia e applicato degli elettrodi. Mi ricordo persino l’azione che stavo facendo poco prima del malore».


Una foto scattata proprio quel giorno durante il torneo a Ceva

Il merito di Gabriele

«I medici ci hanno spiegato che è molto raro: di solito, in caso di arresto cardiaco, ci sono vuoti di memoria anche di diverse ore», prosegue mamma Sara. «Io non ero presente: mi ha chiamato il nostro allenatore con una delicatezza incredibile. Mi ha spiegato tutto, passo dopo passo. Non so come ci sia riuscito. Anche io sono volontaria del 118, ma vivere tutto da mamma è un’altra cosa».

Gianni ha avuto modo di incontrare Gabriele e ormai è diventato uno di famiglia. «Ringraziamo di cuore anche la società dell’Ama Brenta Ceva, che aveva il defibrillatore in campo, e il dirigente che poi ha portato l’apparecchio fino a Torino per permettere ai medici di analizzare i parametri».


L'abbraccio tra Gianni e Gabriele

Tantissime persone, in quei giorni, hanno fatto sentire la loro vicinanza: la Cheraschese, che ha vinto il torneo, ha portato la coppa a Gabriele. E sono arrivati anche i messaggi di incoraggiamento dalla Juve, dai portieri Pinsoglio e Di Gregorio.

«Da questa storia deve nascere qualcosa di buono», è l’augurio di Sara. Ad Alba, il Comune ha già organizzato due corsi gratuiti per imparare a usare il defibrillatore, e molte persone si sono iscritte. Altre iniziative sono in programma. «Lo dico sempre a Gabriele: se anche solo una persona riuscirà a salvare una vita grazie a tutto questo, sarà anche un po’ merito tuo».

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