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Tra i cristiani in Terra Santa: gli scontri, le violenze dei coloni, ma anche semi di speranza

Il viaggio a Gerusalemme di mons. Miragoli, in compagnia dei vescovi della Conferenza episcopale lombarda, ha vissuto momenti significativi nelle pieghe di un conflitto decennale

Tra i cristiani in Terra Santa: gli scontri, le violenze dei coloni, ma anche semi di speranza

Il viaggio in Terra Santa di mons. Miragoli, in compagnia dei vescovi della Conferenza episcopale lombard

Da lunedì 27 ottobre il vescovo di Mondovì mons. Miragoli, in compagnia dei vescovi della Conferenza episcopale lombarda, è in pellegrinaggio in Terra Santa. Un’esperienza intensa, partita da Gerusalemme e Betlemme, in una terra segnata da divisioni, scontri etnici, religiosi e politici. Le ferite dell’attacco del 7 ottobre e della guerra a Gaza sono sotto gli occhi di tutti, ma si cerca ancora di seminare qualche seme di speranza.

Insieme a mons. Egidio è presente dalla nostra diocesi anche don Federico Boetti. Con lui ricostruiamo emozioni, spunti e riflessioni nel viaggio dei vescovi. Particolarmente significativa la giornata di mercoledì quando il gruppo si è spostato presso il villaggio di Taybeh che conta 1.200 abitanti, l’unico rimasto interamente cristiano in Palestina. «I vescovi hanno incontrato il parroco, padre Bashar, che ha raccontato lo sviluppo e la situazione del paese e della parrocchia. Dal 1860 è presente una scuola parrocchiale che accoglie studenti provenienti anche dai villaggi vicini. Il 70% di essi è, infatti, musulmano. Le tre comunità cristiane, cattolici, ortodossi e melchiti collaborano per diverse iniziative e condividono anche le festività liturgiche del Natale e della Pasqua. Dopo il grave evento del 7 ottobre la comunità cattolica ha creato, per una settantina di persone, dei nuovi posti di lavoro, dato che è stato revocato il permesso ai palestinesi per poter andare a lavorare in Israele. Da mesi, inoltre, alcuni coloni israeliani stanno minacciando la sicurezza degli abitanti del luogo, distruggendo gli uliveti, picchiando i lavoratori e incendiando le automobili. La comunità cristiana sta cercando di creare nuovi posti di lavoro, costruire alcuni appartamenti che possano accogliere le famiglie in difficoltà e fare pressione, attraverso i canali diplomatici, sulle autorità israeliane perché si interrompano gli attacchi. Tutto ciò per evitare che gli abitanti siano costretti ad emigrare altrove come hanno già fatto 14mila persone».

Rientrati a Gerusalemme i presuli hanno incontrato alcuni giornalisti che operano in Terra Santa: Maria Gianniti, inviata della redazione esteri del TG1; Alessandra Buzzetti, corrispondente per il Medio Oriente per TV2000 e Radio inBlu e, infine, Ugo Tramballi, giornalista per Il Sole 24 Ore. Il viaggio dei vescovi lombardi in Terra Santa è stato seguito anche dal TG Regionale della Lombardia. Un’occasione preziosa per parlare degli sviluppi della situazione di Gaza e del conflitto che contrappone israeliani e palestinesi da decenni e di cui ancora non si vede la fine, nonostante le trattative e le mediazioni in corso. «L’ostacolo più grosso è l’odio profondo e radicato tra i due popoli e la mancanza di ottimismo e speranza per il futuro – sottolinea don Federico –. Inoltre, vi è una carenza di ascolto della narrazione dell’altro e la dimensione religiosa ha purtroppo assunto un ruolo di giustificazione della brutalità umana».

I vescovi poi si sono spostati presso la comunità cattolica di lingua ebraica presente a Gerusalemme, una realtà piccola, povera e con pochi mezzi. Don Benedetto Di Bitonto, prete originario dell’Italia, ha spiegato la difficoltà ad operare nel contesto attuale senza cadere nelle polarizzazioni che portano a sostenere solo una parte a discapito dell’altra. «Tuttavia, nonostante le criticità, la scorsa settimana, questa piccola realtà è riuscita ad organizzare un festival per giovani che ha coinvolto circa 200 arabi e israeliani cristiani. Un piccolo segno per mostrare che esistono due polmoni nella stessa Chiesa».

La giornata si è conclusa con l’incontro e la cena con la Custodia di Terra Santa, fraternità di circa una ottantina di religiosi francescani che provengono da tutte le parti del mondo e che si occupano di custodire i luoghi più significativi della cristianità.

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