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17 Luglio 2025 - 11:43
Un frame tratto dal video trasmesso dal Comando provinciale dei Carabinieri di Cuneo
Alle prime luci dell'alba di oggi, un ampio dispiegamento di forze composto dai militari della Compagnia Carabinieri di Bra, con il supporto del comando provinciale di Cuneo e delle unità cinofile ed eliportate dell'Elinucleo di Volpiano, ha dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Asti.
L'operazione ha portato all'arresto di undici persone di nazionalità albanese, accusati di diversi reati, quali spaccio, produzione e coltivazione di sostanze stupefacenti, nonché di furto di energia elettrica. Altri sette sono ricercati a livello internazionale tramite i canali di cooperazione di polizia.
Queste operazioni sono il culmine delle indagini denominate convenzionalmente “Djali”, avviate nell'ottobre dell'anno precedente. L'attività investigativa ha consentito di ricostruire, grazie a intercettazioni telefoniche e pedinamenti, l'operatività di tre distinte organizzazioni criminali. In particolare, due di esse erano impegnate nello spaccio al dettaglio di cocaina nella zona del braidese, utilizzando la tecnica del “djali” (che in albanese significa “ragazzo”).
Questo modus operandi prevedeva il reclutamento di giovani uomini albanesi, di età compresa tra i 20 e i 25 anni, i quali giungevano in Italia con un visto turistico valido per 90 giorni, prima di essere impiegati come pusher, con un compenso mensile di circa 3000 euro, oltre al vitto e alloggio forniti dall'organizzazione criminale. Allo scadere del visto, i giovani venivano rimpatriati per essere sostituiti da altri connazionali, creando un turnover che, consolidato negli anni, garantiva l’impunità. Una volta tornati in patria, se non identificati compiutamente, era difficile rintracciarli. I guadagni quotidiani dei due gruppi ammontavano a oltre mille euro, denaro che veniva trasferito in Albania da corrieri specializzati nel trasporto di persone sulla rotta Italia-Albania.
Il terzo gruppo criminale aveva maturato una notevole specializzazione nella coltivazione indoor di "Cannabis Sativa", con piantagioni situate in diverse località del Nord Italia, da cui ricavavano profitti milionari. Nel corso delle indagini, i Carabinieri hanno rinvenuto vaste coltivazioni nascoste, sequestrando oltre una tonnellata di droga, tra marijuana confezionata e piante di Cannabis Sativa, il cui valore stimato al dettaglio è di circa 1 milione e mezzo di euro. I membri dell'organizzazione, tutti di origine albanese, operavano nel settore da decenni, avvalendosi di tecnologie e attrezzature avanzate.
Tale livello di sofisticazione li ha resi figure di riferimento nel panorama dell’illecito, tanto da essere considerati dei veri e propri esperti nella consulenza e collaborazione per la creazione dell'habitat ideale per la crescita delle coltivazioni e lo sviluppo delle infiorescenze. La struttura operativa del sodalizio criminale si caratterizzava per una complessità che rifletteva dinamiche simili a quelle delle imprese legali, con un impiego di personale assunto per periodi limitati, poi regolarmente sostituito. Durante le operazioni e le perquisizioni domiciliari, sono stati sequestrati, inoltre, 800 grammi di cocaina e 15 mila euro in contanti.
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