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Suicidio nel carcere di Torino: «Servono percorsi di recupero concreti per spezzare la solitudine»

Un detenuto si è tolto la vita nel bagno della cella

Suicidio nel carcere di Torino: «Servono percorsi di recupero concreti per spezzare la solitudine»

Il carcere delle Vallette di Torino

Si riaccendono i riflettori sul tema dei suicidi nelle carceri. Ieri, nella casa circondariale "Lorusso e Cutugno" di Torino, un detenuto di 45 anni originario di Genova si è tolto la vita, impiccandosi nel bagno della sua cella utilizzando un lenzuolo. Si tratta, secondo i dati, del 53esimo morto per suicidio in carcere nel 2025, a un giorno di distanza da quella avvenuta a Messina (si è tolto la vita Stefano Argentini, il 27enne detenuto con l’accusa di aver ucciso Sara Campanella, 22 anni).

È intervenuta sul tema la neo Garante regionale dei detenuti, Monica Formaiano, che si è recata immediatamente presso la struttura detentiva delle Vallette e ha commentato: «Sono profondamente scossa per quanto accaduto. Un episodio così drammatico non può lasciare indifferenti. Desidero esprimere sincera e profonda vicinanza alla famiglia dell’uomo, colpita da una perdita dolorosa e improvvisa. È necessario affrontare con urgenza le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari: la privazione della libertà non deve mai trasformarsi in privazione di dignità e di speranza. La solitudine, l’assenza di prospettive concrete e il senso di abbandono possono diventare un macigno insostenibile per chi vive dietro le sbarre. È indispensabile investire in percorsi effettivi di riabilitazione sociale che abbiano un reale valore di recupero e reinserimento, coinvolgendo istituzioni, operatori, volontariato e comunità esterna. Solo così possiamo evitare che i detenuti restino soli di fronte alle proprie fragilità».

E ha aggiunto: «Questo decesso è il 53º suicidio nelle carceri italiane dall’inizio del 2025, un dato che deve interrogarci tutti e spingerci ad agire, perché ogni vita persa è una sconfitta per l’intera società».

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