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14 Agosto 2025 - 10:35
La volante davanti al Dea di Mondovì e, nel riquadro, i quattro minorenni ripresi dalle immagini di sorveglianza a Milano prima della tragedia
Era a bordo di un furgone con altre persone, presumibilmente legate da un legame di parentela. All'interno ci sarebbero stati anche altri minorenni. La undicenne, l'unica ragazzina del gruppo ritenuto responsabile della morte Cecilia De Astis, la 71enne investita e uccisa a Milano, si trova ora ricoverata all'Ospedale "Regina Montis Regalis" di Mondovì. Il furgone su cui si trovava era stato fermato nella serata di ieri dagli agenti della Polizia Stradale sull'autostrada Torino-Savona.
Tutti gli occupanti sono stati trasferiti nella caserma della Sottosezione stradale di Mondovì e poi, qui, è scattato la chiamata al 118 per la ragazzina, accompagnata dalla Croce Rossa e dai poliziotti in Ospedale dove si trova ora ricoverata in Pediatria. Sono stati attivati i servizi sociali, si tratta di un ricovero assistenziale e non di tipo sanitario. Sulle altre persone presenti nel furgone sono tuttora in corso gli approfondimenti da parte della Questura di Cuneo, in merito anche ad altre ipotesi di reato slegate dalla tragedia di Milano.
L'investimento mortale nel capoluogo lombardo era avvenuto lunedì 11 agosto in via Cermenate: la 71enne è stata travolta e uccisa dai quattro, tutti minori di 14 anni (un 13enne, due 12enni e lei, unica ragazza, 11enne), a bordo di un'auto che poi è risultata rubata. I quattro erano stati individuati in un campo nomadi dalla Polizia locale di Milano, grazie a delle telecamere che hanno permesso di identificarli dalle magliette che indossavano. Essendo tutti minori di 14 anni, per la legge non sono imputabili.
La Procura dei minori di Milano sta esaminando le loro posizioni, valutando l'adozione di eventuali provvedimenti che potrebbero essere emanati a breve. Questi, tuttavia, non avranno natura penale, poiché, data l'età dei minori, non sono perseguibili penalmente, ma potrebbero essere di carattere civile, come, ad esempio, l'inserimento in strutture comunitarie. I quattro giovani, nati in Italia da famiglie di etnia rom, hanno sostanzialmente confessato alle autorità di aver sottratto tutto il possibile dall'automobile di un turista francese. Dopo aver rinvenuto tra gli oggetti rubati le chiavi di riserva del veicolo, avevano deciso di tornare a impossessarsi del mezzo.
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