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13 Settembre 2025 - 10:01
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È partito ieri da Catania, alla volta di Gaza, all'interno della spedizione Global Sumud Flotilla, il braidese Ab Amajou, presidente di ActionAid Italia. «Non siamo soli, con noi ci siete anche voi. So bene che tanti di voi avrebbero voluto essere qui, salire su queste barche e condividere questo viaggio», ha commentato al momento della partenza Amajou.
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«Vi assicuro che vi sentiamo vicini, in ogni onda che affrontiamo e in ogni silenzio carico di attesa. È grazie al vostro sostegno, alla vostra forza e al vostro affetto che possiamo continuare. Anche di fronte ai rischi, anche sotto i droni, anche davanti al blocco che quasi certamente ci attende. Ogni vostro pensiero, ogni parola, ogni gesto ci accompagna e ci dà il coraggio di andare avanti».
Poi cita il poeta e scrittore palestinese Mahmoud Darwish: «Sulla strada c’è sempre qualcosa che merita il viaggio». La partenza del gruppo di Abderrahmane Amajou, 39 anni, cittadino italiano originario del Marocco che è cresciuto a Carrù, era stata rinviata più volte per motivi legati al meteo e alla sicurezza.
Una delle navi della spedizione, con a bordo Greta Thunberg, era stata colpita nei giorni scorsi in territorio tunisino da quello che gli attivisti descrivono come un drone. Un atto che Amajou ha commentato come «intimidatorio», fatto «perché la missione umanitaria venga interrotta. I governi europei lo devono condannare».
In questi ultimi giorni è scoppiato poi il caso della giornalista Francesca Del Vecchio (de "La Stampa") cacciata dalle barche della Global Sumud Flotilla. «Non voglio essere protagonista di nessuna storia e non denuncerò nessuno, per me è finita così, quello che mi preme è la libertà di stampa ma ero e resto convinta della bontà dell'iniziativa», ha riferito la giornalista all’Ansa. «Non è censura, ha rivelato dettagli sulle barche. Spionaggi e sabotaggi sono rischi molto concreti se non certezze», la posizione di Maria Elena Delia, portavoce della delegazione italiana sulla Flotilla.
Intanto Ab Amajou sottolinea come a supporto della sua iniziativa arrivino messaggi da ogni dove, anche dalla comunità ebraica. «Tra i messaggi più preziosi che abbia mai ricevuto, c’è quello di una donna straordinaria, ebrea di Chicago», racconta. «Quando ha saputo della mia partenza, non ha esitato: ha voluto recitare una preghiera per me e per la nostra missione. Ma non si è fermata lì: ha coinvolto sua madre e l’intera comunità ebraica della città».
«Pochi giorni dopo ho iniziato a ricevere messaggi e benedizioni dalla sinagoga, da amici conosciuti che mi scrivevano su Facebook e WhatsApp per mandarmi forza e protezione. Questo viaggio è anche per loro. Li porto con me perché fratelli lo si diventa scegliendo di condividere amore e giustizia».
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