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29 Ottobre 2025 - 15:09
La vittima Bruno Roà
Si sarebbe dovuto concludere con la sentenza il processo a carico di un cittadino marocchino di 46 anni, residente a Ceva, accusato di omicidio stradale in riferimento all’incidente in cui morì Bruno Roà. Originario di Roburent, sindaco di Castellino Tanaro per un decennio tra il 2004 e il 2014, il 72enne aveva dedicato la sua vita alle penne nere: prima come militare di carriera, poi come storico componente della sezione Ana di Ceva, dove rivestiva il ruolo di vicepresidente vicario.
«Era un marito, un padre, un nonno, una persona attiva a livello civile: meritava forse un comportamento diverso» dice di lui l’avvocato Marco Badino, legale della famiglia, lamentando il comportamento dell’uomo che è oggi accusato di aver provocato l’incidente: «I parenti del signor Roà non hanno mai ricevuto neanche le condoglianze per quello che è successo». Era il 23 ottobre di due anni fa, Roà stava viaggiando sulla statale 28 nel tratto tra Ceva e Lesegno. La sua Panda si scontrò quasi frontalmente con una Golf che sopraggiungeva dalla direzione opposta, guidata da E.Z.E.H., l’attuale imputato.
«Andavo piano» ha riferito quest’ultimo, prendendo la parola in aula: «Lui ha lasciato il volante della macchina e mi è venuto addosso: poi non ho più visto nulla, perché si è aperto l’airbag». La Procura però è convinta che la verità sia un’altra: «La Golf condotta dall’imputato e la Panda di Roà sono finite entrambe fuori strada, in direzione di Ceva e cioè nella direzione in cui andava Roà» spiega il pubblico ministero Anna Maria Clemente. Per l’accusa è quella la prova che a invadere la corsia opposta fu il guidatore della Golf.
Anche l’analisi dei detriti e dei danni subiti dai due veicoli, sostiene il pm, corrobora questa ipotesi: «La Panda ha il lato guidatore quasi distrutto, la Golf presenta un danneggiamento sul lato sinistro». I Carabinieri di Garessio, sopraggiunti una mezz’ora dopo, avevano subito avvalorato questa dinamica ed elevato due contravvenzioni a carico dell’allora 44enne. Sulla scorta di questi rilievi e della consulenza del perito di parte civile, la Procura ha chiesto una condanna a due anni e otto mesi. «Roà ha tirato a scappare da chi gli veniva addosso, venendo spinto fuori dalla Golf» afferma anche il legale della famiglia, mentre il difensore dell’imputato, l’avvocato Fabrizio Di Vito, si richiama alla perizia dell’ingegnere Roberto Bergantin: l’esperto evidenzia la carenza di riscontri oggettivi per ricostruire con «ragionevole attendibilità» la dinamica, con riferimento a chi avesse invaso l’altra corsia. Per il consulente «non risulta possibile attribuire specifiche responsabilità».
Le auto, rileva la difesa, furono trovate a distanza di alcune decine di metri dal presunto punto di origine del sinistro e senza tracce significative sulla carreggiata. Il giudice Marco Toscano ha perciò rinviato l’udienza al 2 dicembre per nominare un perito: avrà il compito di accertare se l’urto sia avvenuto in prossimità della linea di mezzeria o in una delle due semicarreggiate.
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