Un parco di auto e motoveicoli di lusso, del valore stimato superiore ai tre milioni di euro, è stato sottoposto a sequestro preventivo nel Ponente ligure dai militari del Comando Provinciale di Savona della Guardia di Finanza, in collaborazione con l’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Savona.
I mezzi – alcuni dei quali rari pezzi da collezione – sono stati rinvenuti all’interno di una villa signorile e di un castello situati nei comuni di Andora e Borghetto Santo Spirito. Le indagini, durate circa un anno, hanno consentito di ipotizzare i reati di contrabbando aggravato e di evasione dell’Iva all’importazione.
L’operazione si inserisce nell’attuazione del recente protocollo d’intesa siglato a livello centrale tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane. Per diversi mesi finanzieri e funzionari doganali hanno svolto un’attività congiunta di ricognizione degli autoveicoli con targa extra-unionale presenti nel Ponente ligure. In questo contesto è emersa la presenza di numerosi veicoli di alta gamma, tra cui modelli BMW, Cadillac, Mercedes e Maybach Motorenbau, tutti immatricolati fuori dall’Unione europea.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i mezzi sarebbero rimasti sul territorio italiano per un periodo superiore ai sei mesi consentiti senza procedere allo sdoganamento e al pagamento dei diritti doganali e dell’Iva all’importazione. Le successive analisi, svolte attraverso l’incrocio di banche dati, fonti aperte, acquisizioni documentali e mirati appostamenti, hanno permesso di ricondurre la disponibilità dei veicoli a quattro persone fisiche di nazionalità russa, imprenditori attivi nei settori edile e bancario e residenti in Italia da diversi anni.
Gli indagati, secondo l’ipotesi accusatoria, non avrebbero mai aderito ai regimi di ammissione temporanea o di importazione in franchigia previsti dalla normativa europea per l’ingresso dei beni nel territorio dell’Unione. Poiché l’ammontare complessivo dei dazi doganali omessi risulterebbe superiore a 50 mila euro, la Procura ha ritenuto sussistente l’ipotesi di contrabbando per omessa dichiarazione aggravata, disponendo perquisizioni e sequestri.
Conclusa l’attività di polizia giudiziaria, la Procura di Savona ha depositato l’avviso di conclusione delle indagini, propedeutico a una eventuale richiesta di rinvio a giudizio. «Resta ferma la presunzione di innocenza degli indagati, non essendo stata assunta alcuna decisione definitiva nel merito delle responsabilità», specificano dal Comando della Guardia di finanza di Savona.
Parallelamente, la Guardia di Finanza ha avviato un’ispezione fiscale per verificare la complessiva posizione tributaria del nucleo familiare coinvolto. L’intervento, spiegano le Fiamme Gialle, rientra nell’azione di contrasto alle frodi doganali e all’evasione dell’Iva, fenomeni che sottraggono risorse alle casse pubbliche, nazionali e comunitarie, incidendo sull’equità del sistema economico e sociale.