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Carrù, sfumato il ricovero per animali nell’ex Stazione. Ma il progetto si trasferisce in via Cagnalupa

Casolare

Il casolare in via Cagnalupa a Carrù

Se n’era parlato a inizio 2020: una “stazione per animali” a Carrù che andasse a fare da ricovero temporaneo per tutte le varie situazioni d’emergenza. E c’era stata anche una delibera comunale “d’indirizzo” per valutare l’opportunità di installare il tutto nell’area dei capannoni ex demaniali in faccia alla vecchia Stazione ferroviaria. Quelli che sono stati buttati giù per far spazio alla prossima rotonda sulla Fondovalle, per intenderci. La visione della Lida, sezione Carrù-Mondovì-Ceva, era ambiziosa e guardava molto avanti. Poi, vuoi il sopraggiungere della pandemia, vuoi il cambio di Amministrazione, non se n’è più fatto nulla. «Il Comune ha detto no. Noi non volevamo metterci a fare gli allevatori, sia chiaro, ma il progetto di utilizzare l’area dell’ex Stazione è sfumato», spiega Laura Barbero, presidentessa della sezione locale Lida. Che però è andata oltre l’ostacolo, riadattando e rimodulando il tutto. E ha già individuato il posto e una data. «Un cascinale nella zona rurale di Carrù. Abbiamo steso il “compromesso” e contiamo di completare l’atto di acquisizione al 30 giugno, in modo da essere direttamente proprietari noi del terreno. Il casolare, fino a poco tempo fa, era abitato. Necessita di lavori, ma ha un pezzetto di terra attorno, con una stalla». Certo il progetto va ricalibrato in base agli spazi, ma è possibile comunque ospitare locali per il ricovero di gatti («oltre una trentina»), cani («una decina») e, al bisogno, «anche qualche altro animale». «Non si tratterebbe però di un canile o di un gattile – ci tiene a precisare Laura –, ma di una “zona di sosta” temporanea in caso di necessità. Che, di questi tempi, si verificano spesso. C’è chi perde la casa, chi si trasferisce e non ha più lo spazio per il proprio animale da compagnia». O anche eventi più “strani” rispetto ai quali la Polizia stradale si trova a fare i conti come le capre in autostrada («E’ successo anche dalle nostre parti») e non riesce a risalire al proprietario. Spesso si fa affidamento sul Cras di Bernezzo, che però è attrezzato per animali selvatici. «Poi, c’è il problema dei sequestri giudiziari: in alcuni casi gli animali (se non ci sono spazi) vengono mandati al macello o, addirittura, vengono riaffidati alle stesse persone che li maltrattano. Come se fossero delle “cose”, ma per noi ogni vita è importante». L’idea, durante la “sosta” al ricovero, è far attivare la “macchina della solidarietà” e trovare il posto definitivo più congeniale per l’animale. Costo del progetto? «Facciamo affidamento su un lascito, da una decina di migliaia di euro, lasciatoci da una generosa signora di Viola, poi ci sono i risparmi dell’Associazione e punteremo a chiedere il sostegno di Fondazioni bancarie e di benefattori. Una struttura che in zona manca, e può diventare il punto di riferimento a livello extra-provinciale. Sulla proprietà verranno effettuati alcuni interventi edilizi: la nostra testardaggine e la voglia di fare però non ci fermeranno». Il “perché no” nell’ex Stazione «Nel sito degli ex capannoni questo progetto, seppur condivisibile, presenta tutta una serie di interrogativi sulla sostenibilità economica sul lungo periodo e anche dal punto di vista logistico degli spazi», commenta il sindaco di Carrù, Nicola Schellino. «Siamo contenti che l’Associazione stia mettendo in pratica strade alternative». Resta lo snodo, irrisolto, di come utilizzare quell’area abbandonata da tantissimi anni. La posizione, con la nuova rotonda, è strategica, e, un suggerimento, lo aveva posto il presidente (ora uscente) della zona di Carrù di Confartigianato, Franco Roagna: «Creiamoci una zona artigianale». Le idee ci sono, servono gli investimenti. E ci vorrà tempo.
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