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31 Ottobre 2025 - 15:18
È una storia di generosità. Nata da un negozio ma portata avanti da un'intera comunità, quella di Mondovì Piazza. Un rione, un "quartiere", laddove questa parola assume un significato umano e non solo urbanistico. «Perché chi vive a Piazza si sente parte di questo luogo: siamo come una famiglia». Una famiglia che ha un cuore che batte per chi è meno fortunato.
Da ormai cinque anni la "Bottega del grano" di piazza Maggiore, quella che sorge sotto i portici nella parte alta della pazza, aiuta due famiglie in difficoltà: grazie alla "spesa sospesa" e, dunque, alla generosità dei residenti. «Persone che ogni giorno, quando vengono qua a fare la spesa, lasciano qualcosina».
Chi un euro, chi qualcosa di piò o di meno. «Quello che vogliono, la generosità non si calcola». Le monete del resto della spesa. Che, sommate insieme a fine giornata e a fine settimana, fanno un gruzzoletto che può pagare una piccola spesa.
Chi ci racconta tutto sono Katiuscia Guarneri e Corinna Arseni, la prima è stata la titolare della "Bottega del grano" fino al maggio di quest'anno e la seconda è quella che ha preso le redini del negozio. Lì si vende un po' di tutto: prodotti da forno, pane, ma anche prodotti per la casa, alimentari e non, biscotti, olio.
«Tutto comincia ai tempi della pandemia - racconta Katiuscia - quando tante persone si sono trovate ad attraversare momenti difficili». Per esempio, che svolgeva lavori in luoghi che hanno chiuso che non consentivano l'accesso a esterni. Katiuscia viene così a conoscenza di famiglie in difficoltà - in accordo con loro, abbiamo deciso di non svelare di più -, magari con figli e un solo reddito.
Storie di disagio, spesso private, con cui non è facile interfacciarsi: a volte coperte da riservatezza, altre volte magari da vergogna, o da chissà che altro può girare attorno a queste vicende umane. «Ma io sono nata e cresciuta a Mondovì Piazza - racconta Katiuscia - e per me questo luogo è... casa. Una famiglia».
Lei viene a sapere di queste situazioni. Così prova a fare qualcosa. Sparge la voce fra i suoi clienti: chi può, dia una mano. È un contagio positivo: i clienti che vengono e aiutano. «Chi veniva a fare la spesa lasciava quello che voleva e poteva: un euro, due. A volte anche molto di più: ricordo dei clienti che, magari in occasioni particolari come il natale, donavano cifre anche più grosse».
Katiuscia tiene traccia di tutto, con un foglietto affisso al bancone in cui segna ogni donazione. Quando le cifre raggiungevano un ammontare sufficiente per una spesa, oppure a integrarla abbastanza per potersi permettere ciò che serviva, contattava le famiglie. Oggi Corinna fa lo stesso: «Aiutiamo con quello che serve: alimentari, qualche prodotto per la casa. Ma quello che ci ha colpito - ripetono entrambe - è la generosità dei clienti e dei residenti, che non hanno mai smesso di donare qualcosa».
Anche dopo anni: «Durante la fase del Covid si sono visti tanti gesti di generosità... ma questo non è mai smesso. Ancora oggi ci sono clienti fissi che quando passano di qua a comprare qualcosa, puntualmente lasciano una piccola parte. A fine settimana possiamo avere da parte qualche decina di euro per loro. Sempre in modo anonimo: non hanno mai chiesto di far sapere che sono loro a donare. Né hanno mai voluto sapere a chi sono destinati».
È anche un bel segno di fiducia, verso il negozio: «Assolutamente sì, è così: sanno che quei soldi finiscono per una buona causa. Anche questo fa parte del senso di comunità che esiste qui, fra i residenti di Mondovì Piazza». E i beneficiari? «Ringraziano ogni volta e non hanno mai fatto domande. Né hanno mai chiesto direttamente i soldi». la generosità non deve avere volti o nomi: è fatta di cuori e pensieri. Questa storia ne è un esempio.
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