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Trump dichiara guerra (commerciale) all’Europa. «Per il vino è come un embargo»

Il presidente USA: «Applicheremo all’Unione Europea una tariffa doganale del 30%»

Trump dichiara guerra (commerciale) all’Europa. «Per il vino è un embargo»

A partire dal primo agosto caricheremo sull’Unione Europea una tariffa di solo il 30% su tutti i prodotti spediti negli Stati Uniti» e «vi invitiamo a partecipare alla straordinaria economia degli Usa, il mercato numero uno del mondo». «Se reagirete con altre tariffe il vostro importo verrà aggiunto alla cifra iniziale». Toni melliflui e minacce: questo è Donald Trump ma la lettera che il presidente americano ha inviato a Bruxelles con le nuove tariffe per gli Stati membri suona come una dichiarazione di guerra commerciale.

A meno di trattative successive, se quel numero (30%) verrà confermato ci saranno conseguenze importanti per le imprese italiane e anche piemontesi. La Cgia di Mestre stimava un danno di 3,5 miliardi di euro in caso di un’imposta del 10% e di 12 miliardi con il 20%, ma lo scenario è ancora peggiore. «L’imposizione di un dazio al 30% supera ogni soglia di tollerabilità per le imprese» sottolinea ad esempio il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

IL MONDO DEL VINO IN ALLARME Nella nostra Regione ad essere particolarmente esposto è il settore del vino, anche nelle nostre Langhe: «È bastata una lettera per distruggere i rapporti tra due storici alleati dell'Occidente. Il 30% di dazio sul vino, se venisse confermato, sarebbe quasi un embargo per l'80% del vino italiano. A questo punto il nostro destino e quello di centinaia di migliaia di posti di lavoro è vincolato ai tempi supplementari, che saranno fondamentali, perché è impensabile poter collocare altrove nel breve periodo questi volumi di vino. Contestualmente, servirà senz'altro un intervento straordinario dell'Ue». Così il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi.

Per le imprese del vino italiano i consumatori non sarebbero in grado di assorbire l’extracosto allo scaffale determinato dal dazio al 10%, figuriamoci al 30%. «La quota export statunitense arriva al 24%, contro una media del made in Italy che supera di poco il 10%, ma anche perché il vino è un bene voluttuario quindi con una maggior propensione alla rinuncia all’acquisto» sottolineava l’Uiv nelle scorse settimane. «In Italia saranno penalizzate in particolare per le piccole imprese – molte di esse destinano oltreoceano fino al 50% del proprio fatturato – o le denominazioni bandiera negli Usa, come il Moscato d’Asti, il Pinot grigio, il Chianti, il Prosecco, il Lambrusco e altri».

LA REAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO «Il governo italiano continua a seguire con grande attenzione lo sviluppo dei negoziati in corso tra Unione Europea e Stati Uniti, sostenendo pienamente gli sforzi della Commissione Europea che verranno intensificati ulteriormente nei prossimi giorni. Confidiamo nella buona volontà di tutti gli attori in campo – scrive in una nota Palazzo Chigi – per arrivare a un accordo equo, che possa rafforzare l'Occidente nel suo complesso, atteso che particolarmente nello scenario attuale non avrebbe alcun senso innescare uno scontro commerciale tra le due sponde dell'Atlantico. Ora è fondamentale rimanere focalizzati sui negoziati, evitando polarizzazioni che renderebbero più complesso il raggiungimento di un’intesa».

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