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Le telefonate, le trattative, gli incontri segreti degli 007 del nostro pallone

L’estate bollente dei direttori sportivi del calcio locale nasconde un mondo “semisommerso” tutto da esplorare

Le telefonate, le trattative, gli incontri segreti degli 007 del nostro pallone

Il calciomercato è il regno dei sogni anche a certe latitudini. Anche in Prima, Seconda, Terza Categoria. L’estate bollente dei direttori sportivi del calcio locale nasconde un mondo “semisommerso” tutto da esplorare. “Semisommerso” perché tutti cercano di non far trapelare informazioni, trattative, ma alla fine tutti sanno tutto o quasi. Il passaparola, le mezze voci, le info avvelenate per depistare i rivali: insomma, vale tutto. Da maggio ad agosto (ma c’è chi, per provare ad anticipare la concorrenza, si muove a marzo) quello del direttore sportivo è un lavoro a tempo pieno, adrenalinico, ma anche usurante. Ci sono alti e bassi da paura: terrore di non riuscire a chiudere nemmeno uno degli obiettivi iniziali alternato a momenti tipo “Wolf of Wall Street” in cui si hanno per le mani troppi giocatori buoni e non sai più chi prendere e chi mollare con repentine gimkane all’indietro. Si fa sul serio appena finisce il campionato e, di solito, si comincia con giocatori di categoria superiore per provare a piazzare il colpaccio, per poi scendere sempre più, sfogliando la margherita, con la quarta, quinta, sesta scelta che milita nella categoria inferiore. Si mandano i primi messaggi esplorativi dopo essere venuti in possesso dei preziosi numeri telefonici. Per i giocatori fuori dalla zona geografica di riferimento, senza amici/colleghi a passarti il numero, si può arrivare a prenderla alla larga con un approccio in direct su Instagram per poi passare al dialogo telefonico e poi a incontri dal vivo in località sconosciute e lontane da sguardi indiscreti. Tipo 007. Ma come vengono scelti i giocatori? Come diventano obiettivi? Ovviamente, “Tuttocampo” e gli archivi dei giornali locali sono la fonte primaria di numeri, statistiche e informazioni alle quali attingere. E non serve una enorme competenza. Poi c’è il passaparola tra giocatori che sponsorizzano gli amici e la loro azione di pressione e convincimento diventa a sua volta spesso decisiva per chiudere le trattative. Il ds dipende dal suo allenatore: ci sono sostanzialmente tre tipologie di mister quando si parla di calciomercato. Gli uomini di campo che non conoscono i giocatori, non vogliono conoscerli e si fidano del loro ds allenando quello che gli viene portato in dote ad agosto. Poi ci sono quelli che fanno richieste al direttore sportivo: consegnano la lista della spesa e sperano di essere accontentati. Infine ci sono gli allenatori che fanno il mercato in prima persona, si fidano solo delle proprie idee. Qui il ds può lasciare strada ed essere un mero esecutore delle volontà del proprio mister oppure far valere le proprie competenze e cominciare lunghe nottate a discutere, provare a convincere, imporre alcune scelte all’allenatore. Le vie del mercato, d’altronde, sono infinite e vivono anche di incastri, di casualità, di rischi calcolati, di incontri ai tornei estivi (una volta il Torneo dei Rioni di Mondovì era la Mecca del calciomercato, dove si potevano incontrare dentro e fuori dal campo l’80% dei giocatori del calcio monregalese).


Può anche accadere che i ds di due società rivali possano giungere ad accordi di non belligeranza su alcuni giocatori. Il classico: “Non facciamoci la guerra, io prendo X, tu prendi Y”. Sono casi meno rari di quanto si possa credere. Il sogno di ogni direttore sportivo è avere la rosa completa, con tutti gli obiettivi centrati, già a metà luglio. Di solito questa è una pia illusione, ma non è detto che a fine agosto, con le rose complete non salti fuori qualche svincolato di lusso rimasto senza squadra o qualche giocatore di livello che si libera pochi giorni dopo l’inizio della preparazione. Sono rischi del mestiere, un po’ come quelli dei giocatori di poker. Si bluffa, si aspetta. E poi di solito ci si fa andare bene la seconda-terza scelta in un tentativo estremo di autoconvincimento che il mercato sia andato bene: “X è molto meno forte di Y, ma per le nostre necessità è meglio così” Una rivisitazione postmoderna della fiaba della volpe e dell’uva

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