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25 Agosto 2025 - 09:16
Il rosso della Vuelta ha colorato le strade del Piemonte. Bandiere, applausi e il suono delle campane hanno accompagnato il passaggio della grande corsa spagnola, che per la prima volta ha scelto questa regione come palcoscenico d’apertura. Quattro tappe che hanno attraversato Torino, Biella, Vercelli, Novara e la “Granda” (con passaggi nel Monregalese a Margarita, Beinette, Pianfei, Villanova, Chiusa Pesio, Peveragno) regalando scorci unici a milioni di spettatori in tutto il mondo.
È stato molto più di un evento sportivo: il Piemonte ha respirato aria di festa, trasformandosi in un mosaico di piazze affollate e colline animate dai colori delle squadre. L’entusiasmo era palpabile: famiglie intere lungo le strade, turisti incuriositi, comunità unite nel sentirsi parte di una vetrina globale. E anche ospiti di prestigio, come il principe Alberto II di Monaco, presente alla partenza ufficiale alla Reggia di Venaria.
Il presidente della Regione, Alberto Cirio, non ha nascosto l’emozione: «Sono giornate meravigliose – ha detto – basta vivere questo clima e ascoltare le tante lingue che si parlano per capire il senso degli eventi internazionali. Per ogni euro investito, ne tornano quattro: è il miglior marketing possibile. Ora vogliamo spingerci oltre, il nostro obiettivo sono i Mondiali di ciclismo».
Al suo fianco, l’assessore al Turismo e allo Sport, Paolo Bongioanni, ha sottolineato la portata promozionale dell’evento: «La Vuelta in Granda è stata un’occasione straordinaria per mostrare al mondo la bellezza dei nostri paesaggi e l’autenticità delle nostre comunità. Il ciclismo racconta le terre che attraversa, e oggi il Piemonte ha scritto una pagina bellissima».
Con la Vuelta, il Piemonte ha centrato un primato storico: è l’unica regione italiana ad aver ospitato le partenze dei tre grandi giri (Giro d’Italia, Tour de France e ora Vuelta a España). Un risultato che suggella il legame profondo tra queste terre e il ciclismo, sport che più di ogni altro sa unire passione popolare, promozione turistica e narrazione territoriale.
La carovana della Vuelta ha portato con sé l’eco dei tifosi e le immagini delle Alpi piemontesi (peccato che la Rai non abbia “coperto” l’evento, come sottolineato polemicamente dall’Uncem), e la sensazione è quella di aver vissuto qualcosa di speciale. Un momento di orgoglio collettivo, che non si esaurisce con la corsa ma rilancia il Piemonte verso nuove sfide. Prima su tutte, come ribadito dallo stesso Cirio, quella di portare sulle nostre strade il Mondiale.
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