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C'è un nuovo orso in Piemonte? Trovate alcune tracce, avviate le indagini

Il Parco aspetta il responso del Dna, dopo la segnalazione di un escursionista

C'è un nuovo orso in Piemonte? Trovate alcune tracce, avviate le indagini

Potrebbe esserci un nuovo orso nel Parco Nazionale della Val Grande, in Piemonte. A riaccendere l’attenzione sul tema è l’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurale (ANTAVR), dopo il rinvenimento di presunte feci di orso a circa 1.300 metri di altitudine da parte di un escursionista.

Secondo quanto riferito dall’Associazione, l’escursionista — non residente nella zona — avrebbe fotografato alcune feci dall’aspetto insolito. Gli esperti che hanno analizzato l’immagine avrebbero riscontrato caratteristiche compatibili con quelle di un orso, anche se di dimensioni inferiori rispetto al noto esemplare M29, l’unico ufficialmente censito nel Verbano Cusio Ossola.

Le analisi e le prime ipotesi

Una successiva perlustrazione dell’area, avvenuta l’8 ottobre, non ha permesso di rintracciare i campioni, complice la vastità del territorio e la natura boschiva della zona. Tuttavia, l’Associazione fa sapere che proseguiranno nei prossimi giorni le ricerche di nuove tracce, che – qualora rinvenute – saranno inviate a un istituto scientifico accreditato per l’analisi genetica del DNA.

L’aspetto delle feci — molto scure e prive di ossa o peli — fa pensare a una dieta a base di erba o mirtilli. «Il diametro delle fatte non è compatibile con quelle di un orso come M29, che pesa circa 300 chili – spiega l’ANTAVR – Si tratta con buona probabilità di un esemplare più giovane e più piccolo».

Un precedente avvistamento

Non sarebbe la prima volta che un orso viene avvistato in zona. Una fototrappola aveva immortalato, la sera del 26 agosto 2024, un esemplare nel bosco nei pressi di Finero, nel comune di Malesco, poco fuori dai confini del Parco.
Il Parco ha finora confermato la presenza di un solo orso nel territorio, il già citato M29, maschio adulto di circa 10 anni, noto per la sua indole schiva e mai aggressiva verso l’uomo.

Tuttavia, l’Associazione ritiene che le dimensioni e le caratteristiche dell’orso ripreso ad agosto differiscano sensibilmente da quelle di M29. Basandosi su confronti fotografici con elementi di vegetazione, si stima che il nuovo animale possa misurare 155-160 cm di lunghezza e circa 90 cm al garrese, con un peso stimato tra 100 e 130 kg, dunque un subadulto di 3-5 anni.

Il confronto con M29
M29, proveniente dal Trentino, è un esemplare massiccio, stimato sui 300 kg e lungo oltre due metri, con zampe scure e groppa evidente, tipica dei maschi adulti. Il nuovo orso apparirebbe invece più snello, di colore uniforme e privo della caratteristica groppa. «Forconi conferma che si tratta quasi certamente di un subadulto, dunque non può essere M29» sottolinea l’ANTAVR.

Polemiche sul monitoraggio

L’Associazione ha anche criticato la gestione del monitoraggio del grande plantigrado. Nel 2024 la Provincia del VCO e il Parco avevano ottenuto dal Ministero dell’Ambiente l’autorizzazione per radiocollarare M29, ma l’operazione non è ancora stata completata. «Si è preferito creare una squadra propria anziché chiedere la collaborazione dei forestali trentini, già esperti – osserva l’Associazione –, con conseguenti ritardi e costi aggiuntivi».

Dal canto suo, il Parco Nazionale della Val Grande ribadisce che, allo stato attuale, le analisi genetiche confermano la presenza di un solo orso nel territorio. In una nota ufficiale, l’Ente ha definito “voci infondate e prive di basi scientifiche” le notizie su un presunto secondo esemplare, assicurando “massima trasparenza” e dichiarando che “eventuali nuove evidenze saranno immediatamente comunicate”.

In attesa delle analisi

Per ora, dunque, la presenza di un secondo orso nella Val Grande resta un’ipotesi affascinante ma non confermata. Tutto dipenderà dalle eventuali nuove tracce e dai futuri test genetici. Nel frattempo, gli esperti invitano alla prudenza e al rispetto dell’ambiente montano: gli orsi, come M29, non rappresentano una minaccia diretta per l’uomo, ma richiedono attenzione e comportamento responsabile da parte di escursionisti e residenti.

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