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18 Dicembre 2025 - 11:29
Foto C.R.A.S. ODV (Centro recupero animali selvatici)
Valdieri ha ospitato, sabato 13 dicembre, l’appuntamento che per chi ama la montagna e i suoi grandi volatori è diventato un rito: l’annuale Convegno dedicato ai Progetti Migrans e Gipeto. Un incontro partecipato – circa un centinaio di persone – che ha riunito volontari, tecnici e rappresentanti degli Enti impegnati nel monitoraggio dei rapaci alpini tra Italia e Francia.
A organizzare la giornata è stato l’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime, insieme all’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie (ente associato), punto di riferimento regionale come Centro di referenza per avvoltoi e rapaci alpini. Sul tavolo, i risultati degli studi e dei monitoraggi condotti nel 2025 non solo in Piemonte, ma anche nelle vicine Liguria, Valle d’Aosta e oltreconfine, in Francia: una fotografia ampia e concreta di un lavoro che si costruisce giorno dopo giorno sul campo.

Tra i momenti più attesi, la presentazione dei dati del monitoraggio Migrans, che ogni anno – da metà agosto a fine settembre – trasforma Madonna del Pino (Demonte) in un osservatorio privilegiato. Qui, dal 1992, il progetto studia la migrazione post-riproduttiva dei rapaci diurni e dei grandi veleggiatori: un flusso di ali che attraversa le vallate e che, anno dopo anno, diventa conoscenza utile alla conservazione.
Il protagonista assoluto anche nel 2025 è stato il falco pecchiaiolo, con 5705 osservazioni. A seguire, il biancone con 871 osservazioni e il nibbio bruno con 79. Nel “taccuino” degli avvistamenti compaiono anche specie e presenze meno frequenti ma significative: falco di palude (12), nibbio reale (8), falco pescatore (1), falco cuculo (2), albanella minore (2), cicogna nera (3) e cicogna bianca (22), lodolaio (4), sparviere (4), poiana (13), aquila minore (1). Con altri 97 rapaci avvistati ma non identificati, il totale 2025 ha raggiunto quota 6824 avvistamenti.
Se i numeri raccontano l’andamento della migrazione, le emozioni hanno trovato spazio nella parte finale del convegno grazie all’intervento del C.R.A.S. ODV, che ha condiviso il proprio lavoro di recupero e cura della fauna ferita attraverso due storie a lieto fine: Fierobecco, un biancone (Circaetus gallicus), e Remigio, un avvoltoio monaco (Aegypius monachus), entrambi curati e rimessi in libertà negli scorsi mesi. Un promemoria potente: dietro ogni sagoma nel cielo c’è un equilibrio fragile, e spesso basta poco per spezzarlo o per salvarlo.
A chiudere la giornata, la presentazione del volume “Il gufo reale. Biologia, status, conservazione” di Bruno Caula, esperto ornitologo. Un tassello che completa il senso del convegno: osservare e monitorare, sì, ma anche divulgare e costruire consapevolezza.
Il convegno è stato anche l’occasione per ringraziare i tanti partner che contribuiscono al lavoro sul territorio: Parc national du Mercantour, Envergures alpines, Aree Protette Alpi Cozie, Unione montana del Pinerolese, Parco Nazionale del Gran Paradiso, Osservazioni Ornitologiche delle Valli di Lanzo, Aree Protette della Valsesia, Parco Naturale Regionale del Beigua, Aree Protette del Monviso, C.R.A.S. ODV e Bruno Caula.
Ma il ringraziamento più sentito va alla fitta rete di volontari che ogni anno, letteralmente, passa ore “con il naso all’insù”: perché è anche grazie a loro se il cielo delle Alpi continua ad essere letto, capito e – soprattutto – protetto.
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