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Mediterraneo, un altro Natale di morti in mare: 116 vittime nel naufragio al largo della Libia. Intanto nel 2025 già 65.900 arrivi in Italia

Un solo sopravvissuto e 116 persone inghiottite dal mare. Oltre 1.700 morti quest’anno nel Mediterraneo. Dal Viminale i dati: 2.600 arrivi a dicembre e 65.906 sbarchi dall’inizio del 2025

Mediterraneo, un altro Natale di morti in mare: 116 vittime nel naufragio al largo della Libia. Intanto nel 2025 già 65.900 arrivi in Italia

Un peschereccio tunisino che tira su dall’acqua un solo uomo vivo. È questa l’immagine che resta dell’ennesima tragedia nel Mediterraneo: 116 persone morte nel naufragio di una barca partita da Zuwara, in Libia, e affondata giovedì 18 dicembre a causa del maltempo. Per ore sono stati solo numeri e segnalazioni frammentarie, poi la conferma: una sola vita salvata, decine di altre inghiottite dal mare.

A denunciare quanto accaduto è Alarm Phone, la rete che monitora le richieste di soccorso in mare. Le loro parole sono pesanti: segnalazioni inviate, allarmi ripetuti, richieste indirizzate alla guardia costiera tunisina e nessun intervento efficace prima che fosse troppo tardi. Una barca scomparsa nel nulla, senza operazioni di ricerca adeguate, mentre a bordo c’erano uomini, donne e bambini in fuga da guerre, fame, miseria.

Queste 116 vite spezzate si aggiungono a un bilancio già drammatico: nel 2025 più di 1.700 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Un mare che, anno dopo anno, continua a trasformarsi in un cimitero liquido.

 

Foto AFP/Sir

 

Intanto, i numeri ufficiali raccontano l’altra faccia della stessa storia: quella di chi ce l’ha fatta ad arrivare a riva. Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno al 24 dicembre, sono 65.906 le persone migranti sbarcate in Italia dall’inizio del 2025. Un dato sostanzialmente in linea con quello dello stesso periodo del 2024, quando erano 65.472, ma molto distante dal picco del 2023, quando gli arrivi via mare furono 153.677.

Nel solo mese di dicembre gli sbarchi registrati sono 2.600, meno dei 3.080 arrivi del dicembre 2024 e dei 5.236 del dicembre 2023. Numeri che mostrano una diminuzione rispetto ad alcuni anni fa, ma che non cancellano la realtà: decine di migliaia di persone continuano a rischiare la vita per attraversare il mare.

Anche le provenienze raccontano un quadro complesso e globale: oltre 65.900 persone arrivate nel 2025 e nazionalità che coprono tre continenti. La quota più alta è rappresentata dai migranti provenienti dal Bangladesh, che sono circa il 30% del totale. Seguono l’Egitto, l’Eritrea, il Pakistan, il Sudan, la Somalia, l’Etiopia, la Tunisia, l’Algeria, l’Iran, la Guinea, la Siria, la Nigeria, il Mali, il Marocco, oltre a oltre quattromila persone per cui la procedura di identificazione è ancora in corso o che arrivano da altri Paesi.

 

 Foto ANSA/Sir

Di fronte a questo scenario, le parole di monsignor Perego risuonano come un monito: la vicenda della famiglia di Nazareth – una famiglia in fuga, alla ricerca di salvezza – «si ripete oggi nel cammino di profughi e profughe». E il suo appello è netto: prima vanno difese le persone, poi i confini.

Mentre i numeri degli sbarchi entrano nelle statistiche, ogni naufragio riporta tutto alla sua crudezza: non grafici, non tabelle, ma corpi, nomi, storie. L’unico sopravvissuto soccorso da un pescatore tunisino è il simbolo di chi, su quella barca, sperava in un futuro diverso. Per lui il Mediterraneo è stato confine tra vita e morte. Per gli altri, una tomba senza lapide.

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