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“RENDIS”: quel cantiere più lungo e più costoso del previsto

Tutto pagato dallo Stato: non verranno impiegate risorse comunali

Il cantiere RENDIS

Campora spiega la "variazione" adottata: «I prezzi sono aumentati del 25%»

Era un “rincaro annunciato”. Così come i ritardi connessi alle variazioni del progetto. Il mega cantiere della collina di  Mondovì Piazza, lo scavo e consolidamento sul versante che si affaccia sul rione Carassone, non è ancora finito ed è attualmente fermo. I lavori dovrebbero ripartire a settembre, potrebbero concludersi nella prossima primavera. E per i rincari di prezzi… si parlava addirittura di un 25% in più. Ma fortunatamente il Comune ha evitato di sobbarcarsi la mazzata diretta.

Di cosa stiamo parlando?

Gli addetti ai lavori lo hanno sempre chiamato “il cantiere RENDIS”: il nome viene dalla sigla sta per “Repertorio Nazionale degli Interventi per la Difesa del Suolo”. Stiamo parlando di un intervento imponente, non solo per i costi previsti fin dall’inizio (4,7 milioni di euro) ma anche per i lavori veri e propri: uno scavo gigantesco lungo la collina che parte dalla zona sotto l’ex Ospedale e arriva fin sopra Carassone. Il lavoro prevedeva il piazzamento di canali per raccogliere le acque, micropali per sostenere la terra e lo scavo dello “scaricatore” che attraversa via Cottolengo e versa le acque in Ellero di fronte a piazzale Ravanet.

Questo enorme intervento, appaltato nel 2022, ha dovuto far fronte a una variazione resasi necessaria a causa dell’incremento dei costi dei lavori. Tra sovracosti, rincari e adeguamento del prezzario, l’importo complessivo avrebbe potuto sforare di oltre 1 milione di euro.

Lo "sbocco" del canale per scaricare le acque realizzato nel corso dei lavori

«Il Comune faccia chiarezza!»

Il cantiere RENDIS è un’opera talmente impattante che, di recente, sul tavolo del sindaco e dell’assessore ai Lavori pubblici sono piombate domande... da destra e da sinistra. Tutte e due le minoranze hanno presentato una propria interrogazione in cui chiedevano di fare chiarezza: sui tempi, sui costi, sugli intoppi.


L’assessore Gabriele Campora spiega: «Questo cantiere è stato, ed è tutt’ora, un intervento complessissimo. Alcuni aspetti della conformazione del terreno si sono scoperte in pratica solamente nel corso dei lavori. Quando ai problemi tecnici si è aggiunto l’aumento dei costi delle materie prime, col prezzario che è salito del 25%, si è resa necessaria una variante». E quindi, assieme alle spese, sono lievitati anche i tempi: «È necessario attendere che si pronuncino gli Enti superiori, compresi quelli che finanziano. Attualmente si è concluso il primo passaggio autorizzativo. Il cantiere dovrebbe ripartire a settembre». Per pagare i rincari l’Amministrazione ha utilizzato anche la somma avanzata dal ribasso dell’appalto (236 mila euro, che erano stati accantonati fra le cosiddette “somme a disposizione”) e poi ha apportato la variazione con alcuni accorgimenti che hanno moderato un po’ l’impatto economico.

Chi paga? Lo Stato. «Ma i ritardi restano»

La bella notizia, se così si può dire, è che l’aumento dei costi non sarà pagato dalle casse comunali: siccome si tratta di un lavoro coperto dai finanziamenti statali, lo Stato si accolla anche i rincari col “Fondo nazionale per la prosecuzione delle opere pubbliche” istituito a suo tempo. Il rischio per il Comune era di dover anticipare la differenza, ma con gli accorgimenti effettuati (come il ricorso alla somma avanzata dal ribasso d’asta) si è evitata la mazzata. Enrico Rosso, Centrodestra, interviene sul punto: «Capisco il punto… ma penso non sia opportuno che un cantiere come quello, che ci si aspettava finisse da tempo, sia ancora aperto e vada fino al 2026. Quando si fa una progettazione si dovrebbe tenere conto anche delle criticità»

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