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29 Luglio 2025 - 08:55
Tra le proposte del 58° Festival dei Saraceni, particolarmente originale e coinvolgente è stata quella di domenica scorsa, 27 luglio, “Andar per organi” con Maurizio Fornero. Nel paese di Pamparato, sede principale del Festival, si trovano infatti ben tre organi che il maestro Fornero, direttore artistico del Festival e docente al conservatorio Ghedini di Cuneo, ha suonato con intensa sensibilità interpretativa nella stessa giornata, creando così un “trittico organistico” che è stato musicalmente un “gran tour” europeo tra Francia, Inghilterra, Germania e Italia, ma anche, concretamente, un impegnativo saliscendi per le erte vie del borgo della valle Casotto. La giornata all’insegna dell’organo è iniziata alle 11:30 nella parrocchiale secentesca di S. Biagio, alta sul paese, all’organo Barchietti del XIX secolo. Il maestro ha scelto per cominciare due brillanti e leggeri pezzi di autori francesi in cui i registri hanno trasformato l’organo in un’orchestra di squillanti strumenti a fiato – trombe, flauti, oboi; è seguita una solenne e composta meditazione inglese, il Voluntary VII in mi minore di J. Stanley. Si è poi passati alle possenti architetture di due pezzi dai Klavierwerke IV di G.F. Haendel, per chiudere con una toccata e una ciaccona in netto contrasto fra di loro, di un autore tedesco complesso e vorticoso, J. Pachelbel. In chiusura, il brano di Haendel eseguito come bis ha permesso di apprezzare i registri acuti e delicati dell’organo e ha rappresentato il trait d’union con il concerto pomeridiano, tenutosi alle ore 17 al piccolo organo settecentesco della cappella dell’Annunziata, oggi collocato nell’Oratorio di S. Antonio. Questa volta il programma era dedicato agli organisti italiani, con una sola “digressione” in Germania, un’aria di Pachelbel in re minore molto varia e articolata, che intrecciava molteplici linee melodiche e alternava registri più o meno squillanti. Molto vario anche il programma, che partiva dalla severità arcaica di Luzzasco Luzzaschi, si addolciva nelle sonorità struggenti ed equoree di Frescobaldi e con Marcello si faceva frizzante e scoppiettante di rimandi, echi, richiami. Zipoli concludeva con uno stile più cantabile e melodioso; il bis, una brillante toccata di Pasquini, il maestro Fornero lo dedicava agli ascoltatori che non si sarebbero fermati per la terza tappa del viaggio musicale. Per quest’ultima tappa, alle ore 21, ci attendeva il Castello di Pamparato, oggi sede del Comune, che nel Salone consiliare ospita un piccolo organo ottocentesco già nella Reggia di Valcasotto. Il nostro viaggio musicale europeo è arrivato così a sfiorare l’Ottocento, e la sapiente interpretazione del maestro Fornero ha reso ben percepibile la nuova “sensibilità”: molto flautato e avvolgente il Voluntary IV di Boyce, pieni di dolcezza e di grazia l’aria e il minuetto di Martini, grondante di lagunare malinconia la sonata di Galuppi. Semplice e raffinata la musica di Haydn composta per “orologio musicale” (un orologio meccanico con un piccolo organo per battere le ore, molto di moda a fine Settecento), mentre Haendel, dopo aver trasformato la struttura fugata in un dialogo tra voci cangiante e policromo nella sonata dai Klavierwerke IV, sprigiona nella Sarabanda grande pacatezza e profondità espressiva. La migliore sintesi di questa “domenica in musica” davvero speciale si può trovare nei versi di Portami il girasole, uno degli Ossi di seppia Montale: «Tendono alla chiarità le cose oscure, / si esauriscono i corpi in un fluire / di tinte: queste in musiche».
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