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01 Agosto 2025 - 13:07
Un investimento da 18 milioni di euro per rafforzare l’assistenza alle persone più fragili, migliorando la qualità della cura senza pesare sulle famiglie. È l’obiettivo di “Protezione sociale”, la nuova misura presentata dalla Regione Piemonte, destinata a sostenere circa 30.000 cittadini non autosufficienti già ospitati in strutture residenziali e semi-residenziali convenzionate con il sistema sanitario regionale.
Il provvedimento, approvato dalla Giunta regionale dopo il via libera della Commissione Europea, è stato illustrato al Tavolo Rsa, che riunisce i gestori delle strutture sociosanitarie del territorio. Un’iniziativa che fa del Piemonte la prima regione italiana ad adottare un modello strutturato di questo tipo.
Al centro del piano ci sono i PAP – Piani di Assistenza Personalizzati, interventi su misura che tengono conto della condizione clinica, psicologica e sociale di ogni ospite. Il progetto prevede un’equipe multidisciplinare – formata da medici, psicologi, fisioterapisti, educatori e assistenti sociali – che lavorerà caso per caso per costruire percorsi individualizzati.
Gli interventi andranno dal supporto psicologico al potenziamento delle capacità cognitive, passando per terapie riabilitative e occupazionali, fino al coinvolgimento attivo dei familiari, sia all’interno delle strutture che, dove possibile, anche a domicilio.
Non si esclude, inoltre, la possibilità di accompagnare alcune persone verso una parziale riacquisizione dell’autonomia, con percorsi di reinserimento graduale nella vita quotidiana al di fuori delle residenze.
Uno degli elementi più rilevanti riguarda l’aspetto economico: la Regione ha chiarito che la misura è pensata per evitare aumenti nelle rette a carico delle famiglie e delle strutture, che negli ultimi anni hanno dovuto fronteggiare un significativo aumento dei costi, tra inflazione, caro energia e necessità di personale aggiuntivo.
«È una risposta concreta a un bisogno crescente – ha dichiarato il presidente Alberto Cirio –. Questo intervento non solo non grava sulle famiglie, ma garantisce più attenzione, più qualità, e un livello di cura più elevato per chi vive situazioni di fragilità».
A coordinare la misura saranno le Asl piemontesi, che avranno il compito di presentare progetti sperimentali, selezionare le strutture aderenti e garantire che i servizi vengano erogati in modo uniforme su tutto il territorio regionale.
Le strutture che parteciperanno riceveranno un rimborso per ogni Piano di Assistenza attivato, incentivando così l’adesione al nuovo modello. Il monitoraggio dei risultati sarà costante e servirà per calibrare l’estensione della misura nei prossimi anni.
Oltre agli anziani non autosufficienti, il piano si rivolge anche a minori con disturbi del neurosviluppo, persone con disabilità, disturbi psichiatrici o dipendenze patologiche. Si tratta di una platea ampia e diversificata, che richiede approcci differenziati e un coordinamento efficace tra le diverse figure professionali coinvolte.
La fase operativa del progetto partirà nei prossimi mesi. Saranno le singole Asl, in collaborazione con le strutture locali, a definire i tempi e le modalità di attuazione, a partire dai territori più pronti a sperimentare il nuovo modello.
Il Piemonte si candida così a diventare un laboratorio nazionale per un nuovo approccio alla cura della fragilità: personalizzato, multidisciplinare e sostenibile. Resta ora da verificare l’impatto concreto di una misura che, almeno sulla carta, promette di innovare profondamente il sistema di assistenza regionale.
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