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Accadde 40 anni fa: quando Mondovì si trovo senza un nuovo sindaco per oltre due mesi

Una crisi politica "impantanò" l'elezione del sindaco. la spuntò Luciano Mondino

Accadde 40 anni fa: quando Mondovì si trovo "senza sindaco" per oltre due mesi

L'Unione Monregalese del 18 luglio 1985: una crisi politica "impantanò" l'elezione del sindaco. la spuntò Luciano Mondino

«Ma allora, questo sindaco?  Lo fanno, oppure no?». Se lo chiedevano gli abitanti di Mondovì 40 anni fa. Era il luglio-agosto 1985, e il Comune di Mondovì si trovò in un pantano politico quantomeno singolare. Roba che ricorda gli accordi di governo, più che quelli comunali. Ma erano altri tempi.

La spuntò Luciano Mondino, che divenne sindaco esattamente 40 anni fa: il 5 agosto 1985. Appoggiato dalla coalizione "quadripartitica". Ma quello che accadde in quei giorni segnò una piccola svolta nella politica cittadina.

Le elezioni per il Consiglio comunale avvennero il 12 maggio. All'epoca l'elezione del sindaco non era diretta, come avviene oggi: questo accade soltanto dal 1993. I partiti e le liste formavano il Consiglio comunale e poi, da quello, veniva fuori il nome e il voto per il sindaco.

Non fu vero "seggio vacante" perché, di nome e di fatto, il sindaco uscente restava al suo posto fino alla nomina di quello nuovo. Ma per quasi 75 giorni non ci fu né una Giunta né una maggioranza.

Le urne lasciarono un responso con la DC primo partito, ma con un seggio in meno rispetto a prima (passò dal 44% al 40%) ma il PLI al secondo posto ma in crescita (da22,7% al 24,6%). Una tendenza opposta rispetto al voto nazionale, che vide i Liberali in caduta e la DC in crescita.

Il sindaco uscente, Lissignoli, era intenzionato a lasciare. I repubblicani erano per la continuità dello stemma DC: «Il sindaco dovrà essere un democristiano», disse Viriglio, segretario del PRI. E già ci si immaginava una configurazione "complicata": si parlava di penta-partito, quadri-partito, e via dicendo.

Celso Cavarero, segretario della DC a Mondovì, mise subito il democristiano Mondino fra i "papabili", ma ammise: «Siamo ancora in alto mare. Oggi fare una Giunta non dipende più soltanto da noi a Mondovì: Dobbiamo tener conto di una trattativa provinciale» disse, al nostro giornale. E quando gli si chiese di fare dei nomi, incluse quello di Mondino. «Certamente non potrà essere un liberale, c'è una concorrenza secca a Mondovì».

La DC partì con la ricerca di alleati. Si cercarono accordi, convergenze programmatiche, sinergie e quant'altro nel nome di «spirito di collaborazione e volontà costruttiva degli altri gruppi, nell'interesse superiore ed esclusivo della comunità monregalese».

E mente ovunque le Giunte prendevano il via, negli altri Comuni, Mondovì restava senza un nome.

L'obiettivo della DC a Mondovì, non detto ma chiaro a tutti all'epoca, era quello di lasciar fuori dalla Giunta i Liberali e schiaffarli all'opposizione «dopo l'esperienza malsopportata dalla DC, e e trangugiata con qualche rimpianto dal PRI che ha visto in questi due anni il ritorno dei seguaci di Raffaele Costa sui banchi della Giunta».

È proprio vero che la città Mondovì, in politica, ha sempre fatto caso a sé. In quel turbine di accordi, in cui ci immaginiamo i protagonisti passare le serate chiusi in stanze con porte sigillate a discutere con fogli sul tavolo e promesse in bocca, l'ago della bilancia divennero i socialisti. Mentre sul fronte opposto, scriveva L'Unione all'epoca, c'era la lista del "verde" Sergio Bruno cercava di tessere le fila di un'alleanza anti-DC.

«Presto la fumata bianca!» scriveva l'Unione a fine giugno. Niente. La sensazione era che il pentapartito a Mondovì non avrebbe funzionato, con una maggioranza multicolore che - per giunta - avrebbe visto governare tutti senza un reale ruolo di opposizione. Nessuno voleva stare col cerino in mano, ma nessuno voleva stare fuori.

Si dovette attendere luglio per iniziare a vedere la "quadra", che poi quadra lo era davvero: il quadripartito con Democristiani, Repubblicani, Socialisti e Socialdemocratici. Il segretario DC Cavarero ribadì che «ci sono state discussioni, alcuni casi anche abbastanza serrate, ma non abbiamo combinato "giochetti" dietro le quinte. Abbiamo lavorato con responsabilità».

Ma nelle settimane successive il Consiglio non venne convocato. Perché? Pare che il motivo fosse che PRI e PSI stavano attendendo di definire gli equilibri locali sulla base di quelli regionali. Tanto che Pennuzzi, segretario PLI, ci andò giù con la stoccata: «Il sindaco di Mondovì dovrà spiegare ai cittadini questa situazione di stallo che si sta creando, per colpa delsuo partito di maggioranza».

ma tutte le previsioni andavano nella direzione di quel nome: Luciano Mondino

Il 5 agosto 1985 Luciano Mondino divenne sindaco, il sesto della città, con Elio Tomatis del PRI vicesindaco e il "quadripartito"  DC-PRI-PDSI-PSI  a reggere la maggioranza. tre assessori DC in Giunta: Rossetti, Perano e Lucetta Galfrè Billò.

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