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08 Agosto 2025 - 16:12
Cara, vecchia provincia. È un dato interessante, quello che emerge dal nuovo rapporto di Unioncamere-Infocamere: la percentuale di invecchiamento delle imprese italiane. A giugno 2025 i titolari d’impresa in Italia con almeno 70 anni erano 314.824, pari al 10,7% del totale: dieci anni fa erano 290.328, 8,9%. Un aumento di 24.496 unità in un decennio in cui invece l’intero universo delle imprese individuali si è ridotto di oltre 300mila unità. I dati vengono dal Registro delle Imprese delle Camere di commercio.
Il Piemonte è sotto la media nazionale: 8,4%. Ma la provincia di Cuneo è superiore: in Granda l'11,8% delle imprese hanno un titolare sopra i 70 anni di età. Siamo, di poco, la terza del Piemonte dopo Asti e Alessandria, entrambe attorno al 12%. Stanno molto più in basso tutte le altre:
Asti 12,5%
Alessandria 12,1%
Cuneo 11,8%
Vercelli 8,6%
Biella 7,8%
Verbania 7,0%
Torino 6,5%
Novara 6,1%
Piemonte 8,4%
Italia 10,7%
Il dato della Granda è fra i più alti del NordOvest: è più alto di quello di Aosta 8,2%, di tutte le provincie della Liguria e di tutte quelle della Lombardia tranne Mantova. La Granda è terra di imprese storiche, spesso famigliari, e con meno ricambio? Pare di sì.
Il dato della Granda si può capire vedendo il dato per tipologia di impresa: il settore dove il fenomeno è più marcato è l’agricoltura, dove quasi un titolare su tre (28,3%) ha almeno 70 anni. L’artigianato manifatturiero è al 9,6%. E la Granda è senza dubbio una provincia a forte, fortissima vocazione agricola e artigianale. In queste realtà – spesso rurali – il dato segnala una fragilità strutturale: si tratta di microimprese tradizionali, spesso a conduzione familiare, dove mancano ricambi generazionali e attrattività per i giovani.
In fondo alla classifica, i comparti più innovativi come ICT (4,2%) e consulenza (4,9%). L’invecchiamento dei titolari riflette una doppia dinamica: da un lato il rallentamento del ricambio generazionale, dall’altro la resistenza – anche culturale – a cedere la guida dell’attività. Il dato preoccupa soprattutto per le piccole imprese tradizionali, spesso familiari e radicate nel territorio, dove il passaggio di testimone è cruciale per garantirne la sopravvivenza.
Il fenomeno è particolarmente accentuato nel Sud: Basilicata (15%), Abruzzo (14%), Sicilia, (13,3%), Puglia (13,2%) sono tra le regioni con la maggiore incidenza di over 70. Da segnalare anche la coppia Umbria-Marche, in cui la quota dei titolari over 70 supera il ‘muro’ del 14%. In alcune province si toccano punte record: Grosseto (18,7%), Trapani e Chieti (17,6%), Taranto (15,9%), Enna (15,6%). Molto contenuta, invece, la presenza di titolari ultrasettantenni nelle grandi città: Milano (6,4% sul totale), Torino (6,5%), Napoli (8,3%).
Nel decennio 2015–2025, il numero di titolari d’impresa over 70 è aumentato in oltre due terzi delle province italiane, ma con dinamiche molto diverse. In valore assoluto, le province che registrano gli incrementi più consistenti di imprenditori over 70 sono: Palermo (+1.840) Torino (+1.794) Milano (+1.763) Napoli (+1.439) Reggio Calabria (+1.314). Aree caratterizzate in parte da una base imprenditoriale ampia e, dall’altra, dalla persistenza di modelli familiari nelle attività più tradizionali.
Quanto alle variazioni nel peso percentuale degli over 70 sul totale dei titolari, nell’arco del decennio considerato emergono province dove l’invecchiamento è particolarmente rapido: è il caso di Enna +5,2 punti percentuali, Crotone: +4,8 punti, Chieti: +4,6 punti, Vibo Valentia: +4,5 punti, Grosseto +4,3 punti (18,7%).
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