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28 Agosto 2025 - 17:12
I volontari del "Caffè Sociale" hanno lavorato fino all'ultimo minuto: un pacco dopo l'altro, tutti da dividere, controllare, imballare, caricare. «Partiamo alle 16 puntuali, non possiamo tardare». Ma così tanti pacchi non se li aspettavano forse neanche loro.
Devono arrivare fino a Savona, dove poi verranno passati ai volontari che li porteranno a Genova. E poi da qui salperanno, probabilmente fa tre giorni, con la missione della Global Sumud Flottilla. Una flotta di navi da oltre 40 Paesi, la più grande missione marittima civica mai organizzata fino ad oggi. Diretta a Gaza, per portare alimenti e beni di prima necessità, tentando di spezzare l'assedio.
Un genocidio vero e proprio, per quanto assurdamente ci sia chi ancora fatica a usare questo termine, che è costato decine e decine di migliaia di vite, compresa una moltitudine incalcolabile di bambini e minori.
Sono previste due partenze: la prima, il 31 agosto, da Barcellona e Genova; la seconda, il 4 settembre, da Tunisi e dalla Sicilia. L’iniziativa ha l’obiettivo di far confluire decine di imbarcazioni verso le coste di Gaza, creando un fronte marittimo coordinato. Una traversata "legale", con equipaggi di tante nazionalità diverse di cui faranno parte, fra gli altri, anche l’ecoattivista svedese Greta Thunberg e i volontari Thiago Avila e Yasemin Acar. E poi medici, avvocati, giornalisti e decine di volontari.
Il termine "sumud" è una parola araba che significa "resilienza" o "fermezza", termine usato in palestina e che dà il nome alle operazioni del Global Movement to Gaza: un’estesa rete internazionale di solidarietà che, insieme al Sumud Convoy, al Sumud Nusantara e a numerosi attivisti della Freedom Flotilla, ha avvertito l’urgenza di mettere in campo un’iniziativa di rilievo a sostegno di Gaza. La missione trasporterà aiuti umanitari - derrate alimentari e forniture farmacologiche - e, soprattutto, esprime un chiaro obiettivo politico: rompere l’assedio illegale e chiedere la riapertura immediata dei corridoi umanitari previsti dal diritto internazionale, attualmente bloccati da Israele.
Da Mondovì sono partiti due furgoni e un camper carichi di beni alimentari. «Confezioni di pasta, riso, farina o zucchero - ci dicono i volontari -, tonno in scatola, miele e marmellata, pelati o legumi in scatola, biscotti». Si parla di decine e decine di pacchi, fino a riempire fino all'ultimo centimetri gli spazi disponibili sui mezzi. Due sono mezzi privati, uno è stato messo a disposizione dalla Parrocchia del Ferrone. «Sono stati donati davvero tanti, tantissimi, alimenti. Non ce ne aspettavamo così tanti... soprattutto considerato che l'appello è stato lanciato solo negli ultimi giorni e senza una grande eco mediatica nazionale».
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