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Geraldine, da New York a Niella Tanaro. «Scavando nelle storie degli altri, ho ritrovato me stessa»

"Il pane dell'esodo" racconta l'epopea dell'emigrazione niellese in Francia, dalla fine dell'Ottocento a oggi. Un romanzo corale, in cui la giornalista francese ha riscoperto le proprie radici e le proprie origini. Un viaggio che le ha cambiato la vita

Da New York a Niella Tanaro, la storia di Geraldine: «scavando nelle storie degli altri, ho ritrovato se stessa»

A sinistra "Le pain du partage" (foto Rossana Ghigo), a destra Geraldine Giraud

«Ok, credo sia meglio fare una telefonata».

Una strada sterrata, in forte pendenza si infila in mezzo alla boscaglia e non se ne vede la fine. In caso di errore, tornare indietro con l’automobile sarebbe un incubo. Un provvidenziale messaggio mi rassicura: il percorso è quello giusto. Così avanzo con cautela e, dopo la curva, si scopre un luogo meraviglioso. Una piccola radura in mezzo al verde, con una vecchia costruzione ristrutturata. Sulle mura antiche si innesta un’architettura moderna, ariosa, con tanto vetro luminoso. Un “ciabot” tradizionale, moderno e dal cuore antico.

Il libro "Il pane dell'esodo": un romanzo corale

Come la storia di chi lo abita: Geraldine Giraud è una giornalista francese che ha recentemente pubblicato, per l'editore Baima-Ronchetti, un libro bilingue dedicato alla storia dell’emigrazione dei niellesi in Costa Azzurra. Più di 300 pagine, che raccolgono l’esito di 14 anni di lavoro, ma anche di vita vissuta. “Il pane dell’esodo”, questo è il titolo della pubblicazione, raccoglie la storia di quindici famiglie, è un saggio giornalistico che ha il sapore di un grande romanzo corale.

Ritrae i percorsi di vita e la personale “Odissea” di tanti personaggi che decidono di partire e affidare il proprio destino al proprio talento e alla sorte, raggiungendo la costa Azzurra. In qualche modo, tutti sono accomunati da due elementi. Il primo è il pane, che è vocazione, talento, vita, il mezzo per loro riscatto. Il secondo è Niella Tanaro, il nord che la loro bussola del cuore non smarrisce mai.

Vico e Marc Manuello, il bis-nonno e il nonno di Geraldine, a Nizza intorno a 1927

 

“Il pane dell’esodo” segue le loro storie negli anni, li vede affrontare i marosi dei grandi avvenimenti storici che li travolgono, nel periodo dalla fine dell’Ottocento al secondo dopoguerra. È anche però un racconto di corrispondenze, di legami distanti, di affetti, di ricordi, tra chi è partito e chi è rimasto. È una storia che non è mai finita e prosegue ancora oggi.

Imbarcarsi in una ricerca è sempre un’avventura nell’ignoto e quando ci si immerge in una storia non si può mai sapere quanto questa ci coinvolgerà, ci interpellerà e ci resterà appiccicata addosso. Geraldine non poteva immaginare che quella storia avrebbe finito per cambiarle profondamente la vita.

Alla Festa del pane 2025: Pierino Camilla, a 94 anni, panettiere originario di Niella Tanaro e suo figlio, attuale maire di Saint Paul de Vence, insieme al sindaco di Niella e ad altre autorità del territorio

Esperienze internazionali e la voglia di ritrovare le radici

Nizzarda di origine, Geraldine ha studiato giornalismo all’Università di Boston per tre anni ed ha avuto esperienze professionali internazionali: è stata corrispondente per l’agenzia Capa negli Stati Uniti, in Italia e a Parigi. Ha trascorso tre anni lavorando a New York. Dopo questo periodo in giro per il mondo torna a lavorare sulla Costa Azzurra. La sua famiglia ha origini italiane, che continua a frequentare per affezione.

Qui insieme a Gipeto, la memoria storica di Niella, che ha fornito ampia consulenza sul libro e testimonianze sui parenti panettieri in Francia, i Camilla del Var

 

«Sono sempre tornata nel paese d’origine di mio nonno, Marc Manuello, a Niella Tanaro, dove avevamo una casa di famiglia. Portavo i miei nonni e trascorrevo dei brevi periodi di villeggiatura. Il paese è magnifico e vi sono legata da tanti ricordi. Poi per vicissitudini familiari e lavorative questa consuetudine si è interrotta per un po’ e a un certo punto la mia famiglia ha venduto la casa senza dirmi niente. Per me è stata una ferita».

Qui con i discendenti della famiglia Vassallo il panificio per il quale Celestin Camilla aveva vinto la gara dei portapane nel 47 , la nipote in mezzo ha ritrovato la coppa originale vinta dal corridore

Un docufilm per raccontare la storia di famiglia

Da qui, quasi per reazione, nasce l’esigenza intima di riallacciare più profondamente il legame con le proprie radici. Nasce così il progetto di un docufilm, dal soggetto personale. “Nel nome del pane” (2008) nasce dall’idea di raccontare, attraverso la storia di famiglia, ovvero la partenza di Manuello per la Costa Azzurra, un fenomeno più ampio, quello dell’emigrazione dei niellesi in Francia. Sono tanti a partire, dalla fine dell’Ottocento in avanti e, curiosamente, si indirizzano tutti verso l’arte bianca. Tutti sono competenti nella panificazione e spendono questa competenza, trovando anche agio di applicarla con più facilità, anche per via delle circostanze storiche. Allo scoppio della prima guerra mondiale tanti francesi partono al fronte e serve manodopera. Del resto Niella è tradizionalmente il paese della “mica bella” dove il pane ha un sapore speciale. Così Geraldine torna a Niella con il bloc notes, la cinepresa e tanti interrogativi. Apre un vaso di Pandora pieno di ricordi, storie straordinarie, aneddoti, personaggi picareschi.

«Ovviamente non c’erano molti documenti su cui basare le mie ricerche, quasi tutto il materiale stava nei ricordi di famiglia, nei cimeli, nelle case dei protagonisti. Così ho cominciato a ricontattare delle persone, cercare altri discendenti. Ogni persona che intervistavo me ne indicava altre. Ben presto mi sono resa conto che non sarebbero state sufficienti ore di pellicola per contenere tutte quelle storie, che ero sulla punta di un iceberg molto profondo e ancora molto solido».

Una storia che cambia la vita

Allaccia legami, contatta persone e in breve scopre che il suo ruolo sta cambiando. Non è più un’osservatrice e narratrice, ma diventa il nodo attorno al quale si riallacciano vecchi e nuovi legami, il perno centrale intorno a cui si sta costruendo una rete.

Grazie anche all’appoggio dell’Amministrazione comunale di Niella, interessata a riscoprire la propria storia, francesi e italiani ritrovano occasioni di incontro, ricordano, celebrano le loro vicende. Ed emergono sempre nuovi aneddoti, nuovi nomi. La ricerca porta lontano Geraldine, fino a Parigi, dove rintraccia un niellese che è emigrato anche lì ed è stato ritratto nientemeno che da Robert Doisneau.

La porta, nel tentativo di contestualizzare le avventure personali di questi panettieri e sognatori, a contattare storici e studiosi che la supportino nel tracciare un affresco generale della Francia del passato. Scoprendo così che anche il celebre storico Max Gallo ha un legame con Niella Tanaro e conosce bene quelle vicende. Si radica sempre più a Niella e ai niellesi, stringendo legami, rinsaldando amicizie, e trovando anche l’amore.

A Niella Tanaro, con i discendenti di alcune famiglie niellesi emigrati in Francia

«Nel corso del tempo mi sono resa conto di non riuscire ad avere nei confronti di questo lavoro lo stesso approccio che avevo avuto con gli altri. Sono le mie radici familiari: mano a mano che incontravo altre persone, altri discendenti degli emigrati, ho capito di avere una responsabilità in più nei confronti di queste storie. Le persone mi affidavano i loro ricordi, le loro memorie, le loro immagini, i loro oggetti. Attraverso di me si ritrovavano, stringevano legami. Così sono diventata un po’ la custode di questa epopea. C’è un incontro in particolare che mi ha segnato: quello con Dominique Manuello, che mi disse: «Le affido la storia della mia famiglia perché faccia quello che io non sono in grado di fare. Scriverla, in modo che resti a disposizione delle nuove generazioni, perché i miei nipoti possano leggerla e sapere da dove vengono». La sua era una storia dolorosa, legata alla guerra.

Geraldine Giraud insieme a Gilles Dutto, presidente della fédération des Maîtres Boulangers et Boulangers Pâtissiers des Alpes-Maritimes, e altri sostenitori del libro, alla Festa del pane 2025 a Niella Tanaro

Eppure “Il pane dell’esodo” è anche e soprattutto la storia di uomini e donne forti, intraprendenti, coraggiosi, a tratti visionari. Persone intelligenti, con grande acume imprenditoriale e che hanno saputo costruire un futuro anche facoltoso per loro e i loro figli. «Alcuni di loro hanno anticipato i franchising di molti decenni – conclude Geraldine – e lo hanno fatto con coraggio ma anche con la solidarietà che non è mai mancata verso altri niellesi che venissero a cercare fortuna. Alcuni hanno saputo integrarsi perfettamente nella società francese, nessuno ha mai dimenticato però da dove veniva. Così ancora oggi a Niella Tanaro è emozionante ritrovare tanti di noi, ormai alle prese con la quotidianità in città diverse, alle prese con lavori diversi, tornare qui e sentirsi ancora una volta a casa».

 

 

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