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Il tesoro nascosto tra le opere di Noelli: il sogno di un monumento mai nato

In un acquerello di Agide Noelli un’ipotesi progettuale della risistemazione dell’area della Palazzata, progetto mai realizzato pensato in occasione della variante stradale

Il tesoro nascosto tra le opere di Noelli: il sogno di un monumento mai nato

Pittore e acquarellista, Agide Noelli fu un grande maestro del pennello a cavallo tra Ottocento e Novecento. Visse a Mondovì dal 1920 al 1954, diventando voce di spicco del dibattito culturale cittadino. Solo due anni fa, una mostra nello Spazio espositivo di Santo Stefano a Mondovì celebrava la sua arte e il lavoro di una vita. La retrospettiva esponeva, oltre alle vedute, anche elementi come progetti, rilievi e disegni di vario tipo. Tra queste una curiosità particolarmente significativa per la storia di Vicoforte.

L’acquerello di un progetto, una veduta aerea dell’area del Santuario di Vicoforte, fronteggiato da un curioso monumento. Non è datato, né vi compaiono altre indicazioni se non quella di un generico “Monumento alla vittoria”, che sicuramente però deve seguire il 1906, giacché il Santuario appare nelle sue forme attuali, con i campanili privi delle quattro cuspidi e il tetto con la copertura in rame. Da dove proveniva dunque questo progetto?

Si tratta di un’ipotesi complessiva della risistemazione della viabilità del Santuario di Vicoforte, fortemente voluta dal vescovo Giovanni Battista Ressia. L’ingegnere torinese Angelo Reycend, docente del Politecnico di Torino e cittadino onorario di Vicoforte, ricordò in un discorso tenuto ad un banchetto in onore proprio di Agide Noelli il primo indirizzo del presule in questo senso, in seguito a un pellegrinaggio condotto a Lourdes nel 1910, in cui i 1.600 pellegrini diocesani rimasero colpiti dalla quiete del Santuario francese, paragonandola alla situazione di quello vicese, costantemente attraversato dal traffico.

Il banchetto in questione si tenne a Vicoforte all’Albergo di Mondovì e celebrava proprio il successo dell’esposizione torinese in cui erano protagonisti gli acquerelli realizzati da Noelli e dedicati al Santuario e alla Palazzata (alcuni dei quali sono proprio quelli visibili nella mostra ospitata a Santo Stefano). Reycend, che di Noelli fu amico e spesso collaboratore, si occupò spesso delle questioni relative all’architettura e ai progetti riferiti al Santuario di Vicoforte.

Si iniziò concretamente a studiare la risistemazione dell’area nel 1911, ma le vicissitudini della politica e della guerra lo rallentarono negli anni successivi, come ricorda lo stesso vescovo Ressia, in una lettera indirizzata ai fedeli con cui, nel 1922, festeggiò il sì definitivo del Governo nazionale al progetto. Ancora sull’Eco del Santuario dell’ottobre 1918, si trova un intervento dell’ingegner Reycend che ripercorre i tratti principali di quanto si voleva realizzare. È chiaro che il cuore di quell’intervento (sostanzialmente attuale ancora oggi) riguardava principalmente la viabilità, con il disegno di un tracciato alternativo per la Mondovì-Savona e per la tranvia che collegava San Michele a Mondovì, affinché si aggirasse la Palazzata e si consentissero all’area immediatamente adiacente alla Basilica maggiore ordine e sicurezza (anche per via del grande numero di pellegrini che si assiepavano intorno alla chiesa nelle maggiori solennità).

Come si è detto, il progetto si concretizzò, dopo alcuni anni di gestazione, nel 1922, quando un telegramma del ministro delle Finanze Giovanni Battista Bertone annunciò al presule la lieta novella: il Ministero dei Lavori pubblici aveva approvato e dichiarato di pubblica utilità lo spostamento della via nazionale dalle porte del Santuario al retro della Palazzata. “L’Unione Monregalese” poté celebrare l’inizio dei lavori per la variante, illustrando nel dettaglio il progetto con tanto di disegni tecnici.

Fu nel contesto di questo ripensamento generale di tutta l’area che fu immaginata la nuova sistemazione della collina delle Chiarole, antistante alla Basilica, con lo scalone monumentale e il disegno del “Monumento alla vittoria”, che doveva andare a onorare i Caduti delle guerre.

Questa era la parte più fumosa del progetto, tant’è che anche nella riproduzione dei progetti (rispecchiati a grandi linee nell’acquerello di Noelli) l’aspetto del monumento è indicata come un’ipotesi di massima. Viene immaginato con un basamento circolare, sormontato da una grande statua.

Fu probabilmente un’idea mai realmente perseguita, destinata ad essere abbandonata. L’ipotesi del monumento, più precisamente, fu formulata da Ressia in occasione della celebrazione di ringraziamento per la vittoria tenutasi nella Cattedrale di Mondovì il 7 dicembre 1918.

In quell’occasione, nacquero gemelli i progetti della Colonia degli Orfani di Guerra e, appunto, del Monumento. Il primo fu effettivamente realizzato, nel 1920, il secondo nelle intenzioni di Ressia, avrebbe dovuto essere eretto «in memoria e suffragio dei Caduti specialmente di ogni Comune dell’antico e glorioso Mondovì», con l’intento di concentrarli tutti «dove batte il cuore del Monteregale, presso il trono di quella Madre Regina che nei lunghi anni di guerra asciugò ai preganti le lacrime, sostenne l’eroismo dei combattenti e coronò di gloria in terra e in cielo i suoi figli, per noi e la patria caduti».

Agide Noelli al lavoro con la moglie in una valle del monregalese (da "Lo sguardo di Leonilda" a cura di Demichelis+eventi edizioni)

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