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Semestre filtro, la rivoluzione degli accessi alla facoltà di Medicina: come funziona? Le opinioni degli studenti

Anche i futuri medici monregalesi alle prese con la novità, tra punti a favore del nuovo e qualche preoccupazione

Semestre filtro, la rivoluzione degli accessi alla facoltà di Medicina: come funziona? le opinioni degli studenti

Sono stati più di 3100 gli iscritti al nuovo "semestre filtro" presso l'Università degli Studi di Torino e che dal primo di questo mese hanno iniziato a seguire le lezioni obbligatorie sia in presenza che online. Tra questi anche molti studenti monregalesi che dovranno, tra qualche mese, confrontarsi con il vero e proprio test d'ingresso per sapere se saranno ammessi in graduatoria e in quale università d'Italia andranno a finire. Per farci spiegare meglio questa nuova modalità abbiamo parlato proprio con due di loro, i quali ci hanno raccontato un po' quali sono, secondo loro, i pro ed i contro del semestre filtro.

Il semestre filtro è infatti la novità accademica di quest'anno, proposto ed approvato dopo le tante critiche giunte nelle annate passate riguardanti il famigerato "test d'ingresso". Questi primi mesi di lezione, inoltre, hanno un carattere propedeutico agli studi futuri, ponendo le basi per gli studi futuri grazie a tre insegnamenti: Chimica, Fisica e Biologia.

Proprio questa scelta degli insegnamenti è vista dagli studenti nostrani uno dei punti di forza di questa novità: «In questo modo non bisogna prepararsi per un test fine a sé stesso. Qui bisogna studiare materie che nel momento in cui si entrerà ci faranno avere uno studio universitario, come se si avesse già dato tre esami. Inoltre non c'è il problema di studiare durante il quinto anno di superiori, durante il quale si è già impegnati con l'esame di maturità».

Il semestre filtro si concluderà poi con il vero e proprio esame di ammissione alle tre facoltà durante due appelli nazionali, il venti novembre ed il dieci dicembre, in cui gli studenti metteranno a frutto quanto appreso in questi mesi. Quest'esame servirà a creare la graduatoria nazionale: «Nelle due date nazionali si potranno dare questi tre esami e per entrare in graduatoria servirà passarli tutti e tre. Nel caso si venga bocciati ad uno di questi invece si rimarrà fuori. La cosa negativa è che se una persona non entra si perde un anno, poiché a gennaio non ci si può immatricolare in altre facoltà».

Per ovviare a questo problema, ovvero quello di non essere ammessi al secondo semestre, esistono però una soluzione. Essa è rappresentata dal "corso affine", ovvero la seconda iscrizione fatta dagli studenti ad una facoltà che rimane comunque nell'ambito medico o veterinario, come Scienze Biologiche, Farmacia o Biotecnologie. Nel caso in cui lo studente non dovesse essere ammesso, egli entrerà in questa seconda facoltà portandosi però dietro il riconoscimento dei crediti dei tre esami sostenuti per la graduatoria si superati.

La preoccupazione però più grande per gli studenti impegnati nel semestre filtro è l'incertezza su dove si sarà tra sei mesi, poiché se anche si entra nella tanto ambita graduatoria nazionale, non è scontato che si venga ammessi al secondo semestre nell'università messa come prima scelta: «È forse il problema principale, soprattutto nella ricerca dell'alloggio poiché si potrebbe essere costretti ad andare a vivere molto lontano. Inoltre si è messi davanti alla scelta, nel caso dell'ammissione in un'università lontana, se accettare quel posto o ripiegare sul corso affine in una città più vicina».

Quest'incertezza, data dal fatto che il numero chiuso comunque rimane con i posti disponibili a Torino che sono inferiori a 600, ha comportato la rinuncia da parte di alcuni potenziali futuri medici ad iscriversi alla facoltà per paura di perdere un anno o dover ripiegare sul corso affine: «Il numero chiuso rimane, viene solo trasportato da un test ad aprile ad un esame a novembre. Questo ha portato alcuni a rinunciare ad iscriversi al semestre filtro, optando fin da subito per un altro corso di studi».

Infine vi è una certa incertezza anche tra i docenti, anch'essi presi in contropiede dalla novità, che si ritrovano a dover preparare gli studenti per un esame che non conoscono: «I docenti continuano a ripetere che loro non sanno come sono strutturati gli esami, poiché sono nazionali ed anche per loro è la prima volta. C'è un syllabus con il programma delle varie materie, ma rimane comunque una certa insicurezza».

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