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Comincia in Consiglio regionale l'esame finale del Piano regionale delle attività estrattive

Sul tavolo l'approvazione del documento, che regolerà il settore minerario dal 2024 al 2034. La discussione proseguirà nei prossimi giorni, con l'esame dei 21 emendamenti proposti

Praee

In Consiglio si accende il dibattito sul Piano regionale delle attività estrattive: è approdata in assemblea la discussione sul documento, che regolerà volumi di scavo e siti nei prossimi 10 anni. Si tratta di un provvedimento atteso da tempo e molto discusso, a cui è legato il settore delle imprese minerarie, ma che mette in gioco anche temi come la salvaguardia dell'ambiente. 

Gli emendamenti in sede di commissione

La scorsa settimana la Terza commissione, presieduta da Claudio Sacchetto, ha licenziato la proposta di delibera per l'adozione del documento, valido per il decennio che va dal 2024 al 2034. Secondo l’assessore alle Attività estrattive Marco Gallo, il Prae coordina tutti gli strumenti di tutela del territorio, come il Piano paesaggistico regionale (Ppr) e il Piano di assetto idrogeologico (Pai), garantendo al contempo la continuità delle attività imprenditoriali. Il piano punta a conciliare protezione ambientale e sviluppo economico, concentrandosi soprattutto su due settori: agglomerati e materiali industriali di seconda categoria, con circa 300 imprese registrate nella banca dati delle attività estrattive.

Sono stati quattro gli emendamenti presentati: i due proposti da Mario Salvatore Castello (Lista Cirio), relativi agli impianti per la valorizzazione del minerale e alle rimodellazioni e scavi per la realizzazione di aree naturalistiche, sono stati approvati a maggioranza. La Commissione ha poi approvato all’unanimità quello di Domenico Rossi (Pd), volto al rafforzamento e alla tutela delle falde acquifere e della biodiversità, mentre ha respinto l’emendamento sempre a firma di Rossi, finalizzato a garantire l’equilibrio nello sviluppo delle attività di estrazione.

In sede di discussione, Rossi aveva sottolineato che la maggioranza avrebbe dovuto adottare un approccio più cauto, privilegiando la salvaguardia dell’ambiente.

L'apertura della discussione in Consiglio regionale

Nella giornata di martedì 16 settembre si è aperta la discussione in Consiglio regionale  per la proposta di delibera per l'adozione del Piano regionale delle attività estrattive 2024-2034. L'assemblea è presieduta da Davide Nicco. 

L’assessore alle Attività estrattive Marco Gallo ha fatto il punto sul provvedimento, spiegando che il Prae integra gli strumenti di tutela del territorio - dal Piano paesaggistico al Piano di assetto idrogeologico - con l’obiettivo di garantire la continuità delle imprese e, al tempo stesso, la protezione dell’ambiente. Il Piano riguarda in particolare i comparti degli agglomerati e dei materiali industriali di seconda categoria, che coinvolgono circa 300 aziende censite nella banca dati regionale.

Domenico Rossi (Pd) ha criticato il forte ritardo con cui il documento arriva al voto, ricordando che la legge istitutiva risale a nove anni fa, e ha contestato alla maggioranza di privilegiare gli interessi economici rispetto a quelli ambientali.

Di diverso avviso Claudio Sacchetto (Fdi), presidente della terza Commissione, che ha difeso il Prae come strumento necessario per programmare le attività estrattive e trovare “nuovi equilibri di sostenibilità”.

L’esame del Piano proseguirà nelle prossime sedute del Consiglio regionale, insieme alla discussione dei 21 emendamenti presentati.

Praee: un iter in corso dal 2022

Il Piano regionale delle attività estrattive è uno strumento di notevole importanza per il territorio, perché va a regolare le attività estrattive in Piemonte nei prossimi anni, normando anche l'estensione degli scavi nelle concessioni. Detto in parole molto povere: è il Prae a dire dove e quanto le imprese potranno scavare nei siti nei prossimi dieci anni. Apparentemente è una questione che riguarda gli addetti ai lavori del settore estrattivo, che oltretutto richiedono tempi lunghi per giustificare investimenti sui territori. Di fatto però ha un impatto importante, visto che in molti casi è in gioco la riapertura o l'ampliamento dei siti, e oltretutto riguarda il futuro di un settore in cui sono impegnate oltre trecento aziende, con circa 200.000 persone impiegate. L'iter di approvazione di questo piano non è stato semplice: è almeno due anni che si discute sul piano. Nel 2024 è arrivata la decisione di procedere a "stralci" nell'approvazione della bozza ovvero invece di discutere tutto in blocco di prendere in esame i singoli comparti che lo compongono (aggregati per le costruzioni e infrastrutture, pietre ornamentali e materiali industriali). L'iter è quindi giunto oggi nuovamente alla delibera di approvazione, in Consiglio regionale. Siamo dunque alle battute finali. 

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