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19 Ottobre 2025 - 07:38
La sanità torna al centro della discussione pubblica nel Cebano.
Venerdì 21 novembre, alle 17.30, presso il cinema di Garessio (via Vittorio Emanuele II, 61), il Comitato in Difesa del Cebano organizza un incontro aperto alla cittadinanza per parlare della situazione dell’Ospedale di Ceva e del futuro del suo Pronto Soccorso.
Un tema che da anni suscita preoccupazione, speranze e mobilitazioni, e che oggi torna ad animare il confronto tra istituzioni e cittadini.
All’appuntamento prenderanno parte l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi e i consiglieri regionali Federica Barbero, Mauro Calderoni e Giulia Marro, a testimonianza dell’attenzione della Regione Piemonte verso un territorio che chiede di non essere dimenticato.
A spiegare le ragioni dell’incontro è Davide Prato, presidente del Comitato in Difesa del Cebano, che riprende le parole di Vittorio Gola, portavoce del Comitato Disabili di Ceva, per sottolineare un punto fondamentale: «Il ruolo dell’Ospedale di Ceva come centro per le emergenze è il cuore della nostra attività da sempre. La riapertura del Pronto Soccorso H24 non è una rivendicazione simbolica, ma una necessità concreta per la sicurezza di chi vive in questa parte del Piemonte».
Una necessità che si fonda su elementi pratici. Tra Mondovì e Savona, distanti quasi 70 chilometri, esiste un solo presidio di emergenza: il Pronto Soccorso di Ceva. Per chi vive nelle valli del Cebano, dell’Alta Val Tanaro, della Val Mongia o della Val Bormida, i tempi di percorrenza per raggiungere altri ospedali possono superare l’ora, in un territorio montano dove le condizioni climatiche e viarie non sempre sono favorevoli.
E non si tratta solo di geografia: l’ospedale cebano serve anche una parte della popolazione ligure, per un bacino d’utenza complessivo di oltre diecimila persone, senza contare la sua funzione strategica per la sicurezza dell’autostrada Torino–Savona, che attraversa la zona.
A rendere ancora più paradossale la situazione, sottolinea il Comitato, è la qualità stessa della struttura: un edificio moderno, pienamente funzionale e ben collegato alla viabilità locale.
«Non stiamo parlando di un presidio vecchio o inadeguato – precisa Prato – ma di un ospedale efficiente, riconosciuto dalla stessa Regione Piemonte come Ospedale di Area Disagiata. Questo significa che il Pronto Soccorso deve esserci, e deve essere operativo».
Nel corso degli anni, la chiusura parziale o il ridimensionamento dei servizi hanno generato un crescente senso di isolamento tra i cittadini, soprattutto tra le fasce più deboli: anziani, disabili, famiglie con bambini.
Per molti, il Pronto Soccorso di Ceva rappresenta una garanzia di sicurezza, un punto di riferimento, un presidio di fiducia.
L’incontro di Garessio si presenta come un momento di dialogo trasversale, aperto agli amministratori locali, ai rappresentanti delle diverse forze politiche e, soprattutto, ai cittadini.
L’obiettivo non è solo ribadire richieste, ma costruire un confronto serio, chiaro e trasparente su come garantire una sanità efficiente anche nelle aree periferiche.
«Questa non è una battaglia di parte – conclude Prato – ma un’iniziativa civica. Difendere il diritto alla salute significa difendere la dignità delle persone e la vitalità dei nostri territori. L’ospedale di Ceva non è solo un edificio: è un simbolo di sicurezza e di coesione per tutta la comunità».
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