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Quando "Peccati di gola" costava 6 mila lire

Riflessioni sulla manifestazione: tanti commercianti hanno chiesto di "non saltare” l’anno. Ma i costi sono alti: per renderla più sostenibile si potrebbe tornare a farla biennale?

Quando "peccare di gola" costava 6 mila lire

Seimila lire. Tanto costava, nel 1999, il biglietto di ingresso a una manifestazione tutta nuova che si chiamava “Peccati di gola”. Un evento che il Comune di Mondovì – sotto la spinta di Gianni Ferrero – aveva inventato per il rione di Piazza. Seimila lire, in cambio di un carnet di cinque degustazioni.

La manifestazione non si svolgeva ancora nella Cittadella (ci arrivò nel 2000) ma in alcuni locali storici di Piazza, come Palazzo Fauzone e le “Orfane”. L’anno dopo, si passò in Cittadella e il prezzo salì – pensate – a diecimila lire. Il passaggio nell’ex caserma fu una scelta obbligata, più che voluta: si doveva far spazio ai mega lavori in piazza Maggiore, quando l’aiuola centrale venne rimossa e si realizzarono gli attuali gradoni.

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Oggi quella manifestazione torna con un volto totalmente diverso dal passato: un’edizione “a tema Halloween. Ci sono tante domande e tante attese.

Cominciamo col dire che nelle scorse settimane, prima dell’annuncio e delle anticipazioni pubblicate dal nostro giornale, l’incognita era piuttosto forte. Voci che trapelano dal Comune dicono che non solo i produttori, ma soprattutto tanti commercianti cittadini, chiedevano al Comune: «Ma “Peccati di gola” si farà… vero?». E aggiungevano: «Cercate di organizzarla: per noi commercianti, quell’evento è sempre una boccata di ossigeno!». Questo è un dato interessante: nonostante tutte le polemiche che si sono scatenate (sul percorso, sull’allestimento, sulle chiusure… ), alla fine, “Peccati di gola” viene richiesto.

Ci sono però dei ragionamenti in corso. In primis, quello sull’identità che l’evento dovrebbe avere. A differenza di tante altre fiere che si vedono in giro per la Granda, “Peccati di gola” non ha un singolo prodotto al centro dell’evento (vino, tartufo, formaggio, castagne…). E quando si è tentato di individuarne uno (che si tratti di mele, del “Rakiko” o del vino Alta Langa), non ha funzionato: la città non lo ha sentito come realmente identificativo. Gianni Ferrero l’aveva immaginata come una “vetrina dei prodotti locali” ad ampio raggio: ma per recuperare quel senso, serve recuperare la fiducia dei produttori. Oppure, trovare un senso diverso.

L’altro ragionamento è quello della sostenibilità. Una delle ipotesi per il futuro potrebbe anche essere quello di ripristinare la cadenza biennale della manifestazione. Perché? La ragione è semplice: i costi. L’edizione 2025 di “Peccati di Gola” – che lo ricordiamo, si svolgerà in due momenti diversi: la prima dal 31 ottobre al 2 novembre e la seconda il 7-8 dicembre – ha un budget di spesa stimato attorno ai 120 mila euro.

Di questi, 70 mila sono coperti da un contributo della Fondazione CRC e 30 mila da un intervento di Intesa Sanpaolo. In passato le cifre erano molto, molto più alte: nel 2023 l’evento aveva un budget di 300 mila euro. “Peccati di gola” è una manifestazione onerosa, “pesante”: perché? Principalmente per i costi di logistica: l’allestimento logistico, le tensostrutture per le aree somministrazione (nel 2025 dovrebbe essercene una sola), gli allacciamenti.

Quando nacque, aveva un biglietto di ingresso: e fu così fino al 2011 (costo: 8 euro). Se l’evento non troverà un suo “punto di equilibrio”… il futuro è difficile.

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