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«Pronto Soccorso H24: ad oggi è impossibile»

L’assessore regionale Riboldi evidenzia la mancanza di personale, dopo il taglio dei “gettonasti”

«Pronto Soccorso H24: ad oggi è impossibile»

«Ad oggi la riattivazione del Pronto Soccorso H24 nell’ospedale di Ceva non può essere attuata!» non hai usato giri di parole l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi per spiegare l’attuale situazione del nosocomio nel corso dell’incontro svoltosi venerdì sera a Garessio. Partecipassimo l'appuntamento presso la Casa dell’Amicizia voluto e organizzato dal Co.Di.Ce. congiuntamente con la Croce Bianca di Ceva e la Federconsumatori a cui oltre a Riboldi hanno preso parte i consiglieri regionali Mauro Calderoni, Giulia Marro, Federica Barbero, e i sindaci e gli amministratori del territorio.

«Il Comitato chiede la riapertura H24 - ribadito Riboldi -. Con molta chiarezza e poco populismo, visto anche il taglio dei “gettonisti”, bisogna prendere atto che il personale disponibile, medici e infermieri, non sarebbe sufficiente. L’ospedale di Ceva deve trovare una sua vocazione e una sua collocazione e la fisseremo insieme al territorio. Non può passare la linea di chi racconta ai cittadini che è più sicuro avere un piccolo pronto soccorso con pochi passaggi in una realtà dove non ci sono le strutture idonee all’emergenza. Dobbiamo lavorare tutti in sinergia per garantire il diritto alla salute: ci aggiorneremo il 21 gennaio, questa volta a Ceva, con un progetto chiaro per lo sviluppo della sanità della Valle Tanaro e per un sopralluogo alle costituende Casa e Ospedale di Comunità, che si aggiungerà ai 6 milioni di euro di investimento per l’antisismica dell’ospedale, alla nuova risonanza da 128 mila euro, garanzia di una diagnostica più precisa, alla muova MOC e all’aumento della Chirurgia a bassa intensità

Linea condivisa dal sindaco di Ceva Fabio Mottinelli: «È necessario trovare il ruolo dell'ospedale di Ceva all'interno della rete ospedaliera. Il Pronto Soccorso deve iniziare a lavorare a pieno ritmo. Molti pazienti, a seconda della patologia, possono essere curati a Ceva, questo garantirebbe un presidio costante sul territorio ed eviterebbe anche di andare a saturare il Pronto Soccorso di Mondovì. Negli anni passati ogni forza politica ha fatto promesse al nostro territorio salvo poi a ogni mandato fare tagli sul nostro nosocomio, tanto a destra quanto a sinistra. Ma oggi non si deve più guardare al passato, c'è una novità: abbiamo un assessore regionale, Federico Riboldi, che non vende fumo ed è già venuto tre volte in un anno a visitare l'ospedale, a incontrare i sindaci e a confrontarsi con i cittadini in un dibattito continuo, aperto e trasparente. Per la prima volta a Ceva, qualche mese fa, si sono riuniti tutti i sindaci del territorio per fare squadra sul tema della sanità e abbiamo iniziato un lavoro di condivisione di criticità e proposte da portare all'attenzione della Regione. Abbiamo una Direzione dell'Asl che è attenta e sta investendo sul nostro ospedale portando a molti piccoli miglioramenti, ma anche a grandi investimenti strutturali, che potenziano il nostro hub ospedaliero, si vedano la pista dell'elisoccorso inaugurata pochi mesi fa o la nuova tac che è in arrivo. Come cittadini dobbiamo supportare il Co. DI.CE e non fare mancare il nostro sostegno, soprattutto con la partecipazione. A gennaio l'assessore tornerà, questa volta per un sopralluogo all'ospedale di Ceva, quarta volta dall'inizio del mandato, e per condividere un progetto insieme. Dobbiamo cogliere questa opportunità».

Decisamente più critica la posizione del consigliere regionale Giulia Marro (AVS): «La domanda è semplice: la Regione vuole accompagnare le aree interne verso un declino inevitabile, o vuole davvero scommettere sul loro ripopolamento? Garessio ha perso un terzo degli abitanti dagli anni ’90. Ormea è scesa sotto i 1.500 residenti. In tutta l’area Cebano–Alta Valle Tanaro vivono meno di 17 mila persone su oltre 600 km², con una densità di 27 abitanti per km² e un indice di vecchiaia tra i più alti del Piemonte. In territori così fragili, togliere il Pronto soccorso notturno significa spingere ulteriormente le comunità verso l’abbandono». Per Marro è evidente che il problema non è tecnico, ma politico: «È difficile sostenere che manchino le risorse quando la Giunta ha trovato 50 milioni di euro per il bando neve destinato agli impianti sciistici, in montagna dove ormai nevica sempre meno. Oppure quando si attivano mutui con INAIL per nuove strutture che forse non verranno mai realizzate, mentre si tagliano i servizi essenziali nelle valli. È una questione di priorità: la montagna si salva con i servizi, non con gli slogan».

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