ultime notizie
30 Dicembre 2025 - 15:05
Per una parte significativa del comparto vitivinicolo italiano, l’avvicinarsi della fine dell’anno coincide con una notizia positiva, attesa da tempo. Nelle prossime settimane, infatti, diventerà concretamente possibile produrre anche in Italia vini a basso o nullo contenuto alcolico. Si tratta di un segmento che a livello globale ha già raggiunto un valore di 2,4 miliardi di dollari e che, secondo le stime, arriverà a 3,3 miliardi entro il 2028.
Il via libera arriva con la firma del decreto interministeriale, sottoscritto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero dell’Agricoltura, che definisce il regime fiscale delle accise legate alla produzione di vino dealcolato. Un passaggio normativo fondamentale, sollecitato nei giorni scorsi dall’Unione Italiana Vini (Uiv), che consente finalmente alle aziende nazionali di operare in questo ambito con regole chiare.
“Grazie a questo decreto offriamo al settore vitivinicolo un quadro normativo certo per avviare la produzione di vini dealcolati, creando nuove opportunità per le imprese”, ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “Il Ministero è al fianco dei produttori, come dimostrano gli interventi messi in campo nell’ultimo anno. Oggi definiamo il trattamento fiscale delle accise per il vino dealcolato e sono convinto che i nostri operatori sapranno distinguersi per qualità anche in questo nuovo segmento”.
Il provvedimento consente ai soggetti che gestiscono depositi fiscali di prodotti alcolici intermedi e di vino di effettuare, nel rispetto di specifiche condizioni e limiti quantitativi, i processi di dealcolazione. Il testo introduce inoltre una classificazione degli operatori in base ai volumi prodotti, distinguendo tra chi supera e chi resta sotto la soglia dei 1.000 ettolitri annui. Vengono disciplinati il rilascio delle autorizzazioni per la produzione e lo stoccaggio, gli adempimenti amministrativi, le modalità di circolazione del prodotto e i confini delle attività accessorie consentite.
Soddisfazione anche da parte dell’Unione Italiana Vini. “L’approvazione del decreto interministeriale Mef-Masaf sulla produzione italiana di vini dealcolati è una notizia incoraggiante, soprattutto dopo un 2025 complesso per il settore sul fronte dei mercati”, commenta il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti. “Sempre più aziende italiane sono pronte a investire nei dealcolati e questo provvedimento rappresenta un passaggio chiave per competere ad armi pari con gli altri produttori europei. Ci auguriamo ora il supporto dell’amministrazione nella fase iniziale di applicazione della norma, in particolare per quanto riguarda licenze e autorizzazioni”.
Quello dei vini No-Lo resta un mercato di nicchia, ma con prospettive di crescita rilevanti. L’Osservatorio Uiv stima un tasso di crescita annuo composto, tra il 2024 e il 2028, pari all’8% in valore e al 7% in volume. Le elaborazioni Uiv su dati NielsenIQ mostrano come, nei canali retail di Stati Uniti, Regno Unito e Germania, i vini a zero alcol stiano registrando incrementi molto sostenuti. Nei primi nove mesi dell’anno, i volumi in Germania sono cresciuti del 46%, con una quota del 5% sull’intero segmento No-Lo; nel Regno Unito l’aumento è stato del 20%, con una share del 23%, mentre negli Stati Uniti si è registrato un +18%, pari al 17% del totale dei vini a bassa gradazione.
Fatta eccezione per il mercato tedesco, dove gli alcohol-free italiani mostrano una flessione in controtendenza rispetto alla categoria complessiva, i prodotti tricolori – finora necessariamente realizzati all’estero – stanno ottenendo risultati positivi nel Regno Unito, con un +6% nei volumi e un +10% in valore, e negli Stati Uniti, dove crescono del 17% in volume e del 24% in valore. In questi mercati, l’Italia rappresenta oggi il 6% delle vendite totali di vini a zero alcol negli Usa, quota che sale all’11% in Germania e raggiunge il 24% nel Regno Unito.
Edicola digitale
Versione web de L'"Unione Monregalese", settimanale cattolico di informazione, notizie ed opinioni di Mondovì. Iscr. n°8 Reg. Canc. Trib. di Mondovì del 05-04-1951.
Direttore Responsabile Corrado Avagnina.
Edito da CEM - Cooperativa Editrice Monregalese Piazza S. Maria Maggiore, 6 - 12084 Mondovì - Tel. 0174 552900 - P.Iva: 01654260049
Registro delle Imprese di Cuneo n. 01654260049
Albo Società Cooperative n. A118893
Capitale Sociale € 25.768,00 i.v.
L’Unione Monregalese percepisce i contributi pubblici all’editoria. Tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Amministrazione trasparente: pubblicazione dei contributi pubblici, importo lordo contributo editoria anno 2022 euro 363.048,48 come da decreto della Presidenza Consiglio Ministri del 5.12.23
Oltre a quanto evidenziato in Nota Integrativa si evidenzia che gli aiuti di Stato e gli aiuti de minimis ricevuti dalla società sono contenuti nel Registro nazionale degli aiuti di stato di cui all'art. 52 della L. 234/2012 a cui si rinvia e consultabile a questo link