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L’anno che verrà, quarant’anni dopo

Lucio Dalla 4
Sono passati quarant’anni dall’"Anno che verrà". E quanti ne sono venuti dopo quel 1979, che chiudeva un decennio di tensioni politiche e moti giovanili. In quel periodo Dalla era già un cantautore maturo. Alle spalle aveva sette album in studio. La sua mente vulcanica aveva ben intuito la fine di un periodo contraddittorio. Così bene da partorire una canzone votata all’ambiguità, densa di speranza e illusioni irrealizzabili. Lo diceva lui stesso in un’intervista radiofonica del 1979:

è una canzone importante, perché immagina una situazione di lontananza fra me e un amico, al quale faccio un rapporto abbastanza dettagliato su come stiamo vivendo oggi. Nella prima parte della canzone c’è la parte del gioco, che permette di raccontare le cose in un certo modo. Giocare tra il pessimismo, che è comunque sempre un atteggiamento rozzo, improduttivo e secondo me antipatico, e l’eccessivo ottimismo, che anche

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