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L’uomo che uccise Terry Gilliam

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C’è l’ha fatta Terry Gilliam a portare in scena il suo Don Chisciotte. Eterna chimera, illusione e infine anche ossessione, vede finalmente la luce a quasi vent’anni anni di distanza da quel primo disastroso tentativo incompiuto, che segnò in maniera indelebile la carriera del cineasta. La serie di eventi sfortunati, tra cui persino un alluvione, le incomprensioni e i dissidi con i produttori, bloccarono il progetto in maniera tanto clamorosa da essere documentato nel film “Lost in la Mancha” del (2002). Quel disastro segnò in modo evidente Gilliam: una ferita rimasta aperta che il regista non nasconde affatto, tant’è che nella didascalia iniziale di questo film, dichiara letteralmente: “e ora dopo venticinque anni a fare e disfare…”, segno evidente che il progetto ha continuato a lievitare nonostante l’impegno in altre produzioni. In questo lasso di tempo però Gilliam comincia ad inanellare insuccessi e delusioni, nonostante il suo stile da saltimbanco

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