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04 Giugno 2014 - 07:51
L’ultima campanella suona sabato. Poi ciao a tutti, ci si rivede a settembre. E ci si rivede senza stravolgimenti, almeno a Mondovì: la “settimana corta” non si farà, nessun Istituto scolastico ha deliberato in quel senso. Il “no” urlato a gran voce dagli studenti, nei cortei ma soprattutto nel referendum, non è stato tradito dai dirigenti. Unico caso contrario è il “Baruffi” di Ceva, dove erano stati gli stessi studenti a dire “sì” al sabato a casa: l’Istituto ha accettato.
Il caso, per chi non se lo ricordasse, esplose lo scorso autunno. Quando la Provincia annunciò il taglio ai trasporti scolastici e disse agli Istituti che, per risparmiare sulle spese di pullman e riscaldamento, la soluzione ideale era quella di chiudere le scuole al sabato. L’idea di un’istruzione spalmata su cinque giorni, con conseguente stravolgimento dell’orario scolastico, non piacque però praticamente a nessuno. Ovunque, da Cuneo a Mondovì, si sollevarono le obiezioni (dei genitori e degli insegnanti) e le proteste (degli studenti). I primi si espressero con secche dichiarazioni, i secondi si mobilitarono in massa per le strade con slogan e striscioni. Finì, come si ricorderà, in un “referendum” fra gli studenti di tutta la Granda svoltosi a novembre: che diede un risultato complessivo a favore della “settimana lunga”, più o meno ovunque. Dall’inizio del 2014 la questione sparì un po’ dai riflettori. Complice anche la situazione politica e amministrativa, che vedeva ormai la Provincia avviata sulla strada della definitiva chiusura. Meno di un mese fa si esprimeva, proprio sul caso-Cuneo, lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in risposta a un’interrogazione della deputata PD Chiara Gribaudo: «Tutte le scelte didattiche – scrive il ministro –, compresa la definizione dell’orario settimanale delle lezioni, spettano alle singole istituzioni scolastiche». E citava il referendum di novembre: «Dai dati in possesso è risultato che il 52% degli studenti cuneesi non è favorevole alla settimana corta».
Mondovì, nessuna Scuola ha deciso di “accorciare”
A Mondovì la vicenda è seguita con attenzione dal Comune, che si era espresso in modo… “lievemente contrario” all’ipotesi di settimana corta (una delibera proposta dalle minoranze esprimeva “dissenso” nei confronti dell’operato della Provincia, poi corretto in “disaccordo” e votato all’unanimità dal Consiglio). «Sono in contatto quasi costante coi dirigenti scolastici – dice l’assessore Luciano D’Agostino –, e mi risulta che nessun Istituto abbia deliberato di ridurre l’orario a cinque giorni settimanali. Tuttavia questa è una vicenda legata al trasporto, che è di competenza provinciale».
Il “caso unico di Ceva
Tutto il contrario all’Istituto Superiore “Baruffi” di Ceva (geometra, ragioneria e liceo scientifico), dove l’84% degli studenti aveva votato “sì” al sabato a casa. Il Consiglio d’Istituto aveva già deliberato lo scorso inverno di effettuare la “settimana corta” a seguito degli annunciati tagli ai trasporti al sabato. Attualmente l’Istituto cebano non ha ancora ricevuto aggiornamenti, conferme e comunicazioni dalla Provincia. Se non cambierà qualcosa (per esempio che vengano ripristinati i trasporti al sabato) a settembre si ricomincerà con cinque giorni di lezione. In ogni caso l’Istituto attende di vedere gli aggiornamenti delle prossime settimane.
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