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La musica colpita al cuore

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Nella scena madre de Il Pianista, film di Polanski sull’Olocausto, si trovano uno di fronte all’altro vittima e aguzzino: per salvarsi la vita il pianista non può far altro che sciogliersi le dita e cominciare la propria esecuzione. Realtà e narrazione si allontanano; due mondi antitetici trovano un momento ideale per trascendere e incontrarsi. C’è solo il suono delle note di Chopin. La musica diventa linguaggio universale, traccia un mondo di speranza, senza disuguaglianze. Questa è una delle immagini balzatami agli occhi negli ultimi giorni e che dopo i fatti di venerdì 13 novembre pare sia stata rasa al suolo. L’arte, e la musica, come espressione umana della bellezza, universale e trasversale, cancellate.
Con l’attacco al Bataclan di Parigi è stato colpito un simbolo, è stata minata nel profondo la quotidianità di una società molto sicura di sé: si colpiscono i più giovani, al cuore, creando paura e uccidendo la loro voglia di aggregazione. La maggior parte delle band che nei prossimi giorni sarebbe passata per Parigi ora ha cancellato le proprie date, se non chiuso anticipatamente i tour. Il live dei Foo Fighters previsto al PalaAlpitour lo scorso sabato è stato annullato, così come non si terrà quello del 5 dicembre a Torino degli Eagles of Death Metal, band coinvolta direttamente nell’XI arrondisement. La tragedia ha colpito tutti: è capitato a Valeria Solesin, così come è stato coinvolto Nick Alexander, adetto al merchandising della band. Marco “Frez” Fresia che con gli If I Die Today ha aveva conosciuto Alexander, dice: “Nick lo abbiamo conosciuto quando abbiamo accompagnato i Sum 41 nelle loro due date italiane e l’abbiamo rivisto in giro ad altri concerti... La cosa che sconvolge di più è che potresti sostituire la sua faccia con qualunque altra persona conosciuta ad un concerto, o che ti ha dato una mano durante un live. Potrei essere io, o te”. È così. È giusto il cordoglio; inevitabile, comprensibile e umanamente doveroso che ci si fermi davanti alla cruenza di tali atti. Il termometro segnala un intero mondo di appassionati in sgomento, che ha accusato il colpo e che vacilla, ma che vuole reagire.
Anche in questo spazio mi son chiesto se valesse la pena e (ancora di più) come affrontare il tema. Se la musica è stata interrotta, è altrettanto doveroso e giusto farla ripartire. Non si può fingere che il Bataclan sia solo un sogno; al contrario si devono accendere nuovamente gli ampli, forse con meno illusioni, ripartire proprio da quei suoni interrotti, dal giovane in boulevard Voltaire sabato 14 novembre che ha intonato le note di Imagine, dal suono di Chopin ne Il Pianista e dalla musica che ci si augura torni presto ad animare lietamente le nostre vite.
“Siamo in grado di aprire gli occhi quando ci buttano la sabbia contro | Dite loro che possiamo ancora vedere | Siamo in grado di rifiutarci di mangiarci l’un l’altro, anche se le persone possono vedere le nostre ossa | Dite loro che non siamo affamati”. Wa Nueid (Lo Rifaremo), Mashrou’ Leila.



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