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27 Novembre 2025 - 07:33
Da Dalì e Magritte a Banksy curato da Sgarbi, passando per le “eroine inquiete” con Artemisia Gentileschi. Ecco i piani del 2026 di “Be Local” per le mostre nell’ex chiesa di Santo Stefano, destinata – nelle idee dell’Associazione – a diventare un polo espositivo permanente di mostre di rilievo internazionale. L’obiettivo dichiarato: 50 mila biglietti entro il 2030. Una crescita possibile, secondo i promotori.
L’Associazione ha in programma qualcosa di molto, molto ambizioso. Il “retroscena” ormai lo si conosce: “Be Local” vuole gestire Santo Stefano per i prossimi cinque anni, proponendosi come soggetto per scrivere l’accordo pubblico-privato col Comune. Perché un accordo quinquennale? Perché una pianificazione di lungo periodo può aiutare da tutti i punti di vista: organizzativo, promozionale, logistico.
Fino a oggi, invece, ogni mostra, ogni esposizione, è stata decisa, organizzata, allestita e messa in atto con progetti ad hoc. Ma organizzare esposizioni “di rilievo” richiede mesi e mesi di anticipo per definire il progetto, individuare il curatore, fare gli accordi coi proprietari delle opere, reperire gli sponsor. Nelle idee di “Be Local”, Santo Stefano dovrà diventare «un Polo Espositivo Permanente e un Centro Culturale di primaria importanza, punto di riferimento di eccellenza per mostre ed esposizioni di prestigio a livello nazionale e internazionale, in grado di attrarre un pubblico ampio e variegato, composto da appassionati d’arte, critici, studiosi e turisti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo».
Come? «Ci proponiamo di strutturare un calendario di eventi ben definito, diversificato e di respiro continuativo, in grado di attrarre un numero sempre maggiore di visitatori».
Il programma di “Be Local” è quinquennale, ma per ora sono stati annunciati solo i tre eventi ipotizzati nel 2026 – idealmente, da 3-5 mersi di durata ciascuno. La prima mostra parte il prossimo dicembre e dovrebbe durare fino ad aprile 2026: “I visionari del Surrealismo - da Dalí a Magritte e la rivoluzione dell’immaginario” a cura di Vincenzo Sanfo, con «circa 80 opere originali tra dipinti, disegni, sculture, ceramiche, vetri, fotografie, libri e documenti, tutti provenienti da prestigiose collezioni private italiane e francesi». I nomi sono sempre di livello altissimo: Salvador Dalí, René Magritte, Max Ernst, Man Ray e Giorgio de Chirico.
Seconda esposizione, da giugno a settembre, tutta dedicata all’emancipazione femminile: “Eroine Inquiete: Mito, Passione e Resistenza tra Artemisia Gentileschi e Tamara de Lempicka” a cura di Pierluigi Carofano. Sessanta opere che «mettono al centro il femminile in tutte le sue forme: vissuto, pensato e raccontato. La donna nell’arte si esprime attraverso il mito, il culto religioso e la vita quotidiana, privata e pubblica». Per la prima volta “Be Local” propone un’esposizione che non segue una precisa corrente artistica né una monografia, ma un tema. Ed è molto interessante la presenza delle opere di Artemisia Gentileschi, forse la più famosa pittrice femminile del barocco caravaggesco (la celebre autrice della “Giuditta che decapita Oloferne”) che fu nota alle cronache anche per aver denunciato lo stupro che subì da Agostino Tassi.
Ultimo appuntamento 2026: “Arte in tavola: capolavori da Caravaggio a Banksy” curata nientemeno che da Vittorio Sgarbi «con le magnifiche nature morte barocche, dove ogni frutto, calice o tovaglia diventa portatore di un significato nascosto». Si parte dai “caravaggeschi” e si finisce… alla street art di Banksy e ai suoi attacchi al consumismo. «Con innesti sensoriali», spiega l’Associazione, perché «ogni mostra sarà un’esperienza. Ogni esposizione sarà costruita come un percorso narrativo, in cui luci, scenografie, apparati multimediali e testi curatoriali si fonderanno per creare un’atmosfera immersiva e coinvolgente». Un po’ come si è visto per Warhol con la musica e con gli Impressionisti, con l’opera “da scoprire”.
E si parla di 10 mostre in tutto. L’investimento totale annunciato si aggira attorno ai 2 milioni di euro. La Giunta ha discusso la relazione e ha approvato la “proposta di Progetto di Fattibilità” allo scopo di «consentire l’indizione della procedura di Project financing al fine dell’individuazione del partner privato», l’anticamera del contratto. È un progetto “pesante”, su cui Mondovì sta chiaramente puntando tantissimo per il lancio di iniziative culturali.
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