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09 Luglio 2025 - 09:11
La nuova madre abbadessa Chiara Gioia Denegri
Cominciamo da quale dato biografico, del suo percorso esistenziale e claustrale dall’esperienza vissuta a lungo nel Monastero di Leivi ed ora da qualche mese qui a Vicoforte, e da qualche settimana quale neo-madre abbadessa.
«Sono nata a Genova nel 1954, ho lavorato come insegnante di Scuola elementare fino al 1987, quando sono entrata nel monastero S. Chiara di Chiavari. La mia esperienza ecclesiale si è svolta interamente nell’Azione Cattolica. Mi piace vivere a contatto con la natura; sono appassionata di montagna: tante volte sono stata ospite entusiasta delle valli cuneesi e dei monti che le sovrastano. Sono professa solenne dal 1993. Da clarissa sono stata più volte, per periodi più o meno lunghi, nella comunità di Bouar (Repubblica Centrafricana), da noi fondata».
L’esperienza che è in atto al Monastero di Vicoforte, con la presenza ormai stabile e definitiva delle sorelle clarisse da Leivi qui all’ombra del Santuario di Vico, è stata interpretata come un “Nuovo inizio”. Ci dica qualcosa di più, oltre al dato logistico di una comunità claustrale praticamente raddoppiata. Magari partendo da quella duplice indicazione del monastero come luogo di preghiera e luogo di accoglienza...
«A Vicoforte e a Leivi, sia pure partendo da vissuti e sguardi diversi, abbiamo colto l’esigenza di scoprire quale direzione di cammino lo Spirito ci stava indicando per tradurre in quest’oggi della storia il nostro carisma di Sorelle Povere di S. Chiara. Il desiderio di manifestare con freschezza la vita evangelica che abbiamo abbracciato ci ha spinto ad aprirci con fiducia all’ipotesi di percorrere un cammino di unificazione, che non ci porti alla semplice somma dei numeri e ad un’equa “sistemazione” di usi e consuetudini, così da “accontentare” entrambe le parti, ma che si attui nell’aderire alla novità di vita che lo Spirito vuole donarci. La realtà di un monastero, pur con alcune caratteristiche di riservatezza, custodia di tempi e spazi per la vita della comunità contemplativa che lo abita, interagisce naturalmente con il tessuto sociale ed ecclesiale del territorio. La nostra presenza, infatti, sui passi di Francesco e Chiara d’Assisi, con i caratteri della semplicità, della fraternità e della letizia, desidera anzitutto condividere l’Amore di Dio ricevuto, traducendolo in lode, intercessione, accoglienza e ascolto di chi bussa alla nostra porta».
Dentro la novità che sta, non solo negli interventi strutturali al monastero, ma in un nuovo sguardo od in una nuova attitudine a stare dentro il tessuto del nostro angolo di mondo, come vi state rapportando con la realtà della nostra Chiesa locale, che tipo di presenza intendete portare avanti?
«Siamo, per vocazione, parte integrante della Chiesa locale e desideriamo offrire la nostra peculiarità di Sorelle Povere nelle forme e nei modi che potremo concordare con chi ne ha la responsabilità, primo fra tutti il nostro vescovo, collaborando con i responsabili dei vari settori e le altre realtà di vita consacrata. Auspichiamo un intensificarsi delle collaborazioni già in atto con il Santuario, le parrocchie, l’Ordine francescano secolare, i Frati minori e Cappuccini, i missionari, le religiose dell’USMI, e alcune Associazioni e realtà del territorio (come la “Cittadella della carità”, alcune Case-famiglia…). Ci pare che la luce di Chiara possa richiamare all’essenziale, alla gioia del Vangelo vissuto nella ferialità del quotidiano, alla tenerezza di un’umanità riconciliata dalla relazione con Cristo. Potremo farlo attraverso iniziative d’incontro e di preghiera, aprendo sempre la possibilità di partecipare alla liturgia, offrendo percorsi di fede, personali e comunitari».
Quali sono le sensazioni che potete condividere, maturate in questi primi mesi di “vissuto” qui a Vicoforte nella nuova realtà claustrale ed in mezzo alla nostra gente? C’è qualche tratto od aspetto che vi ha sorprese?
«Prosegue – e quasi si intensifica – lo stile di generosa condivisione di beni che, dal racconto delle Sorelle che già abitavano in questo luogo, ha sempre contraddistinto la relazione con gli abitanti della zona e dei dintorni. Questo dato non ci sorprende quanto a tipo di accadimento, perché la mano del Signore ha sempre provveduto con larghezza alle nostre necessità attraverso il cuore buono di tante persone, ma ci rende ogni giorno più meravigliate e grate della cura che il Padre celeste ha per noi, decise a rispondere con il dono della vita. Sono tanti anche i fratelli e le sorelle che partecipano all’Eucaristia domenicale, arricchendola con la loro presenza di fede. E molti gli amici che ci raggiungono da luoghi più o meno lontani, contenti di rivederci, di ammirare la bellezza del paesaggio e di gustare i vari aspetti della realtà locale».
Ora il futuro davanti: avete progetti, proposte, presenze... su cui “investire” con lo sguardo proiettato al domani che è già oggi?
«In questa prospettiva si colloca il nostro già attuale impegno ad offrire presso il monastero un’oasi di pace e silenzio in cui, vicini e lontani, possano sostare in un contesto accogliente e disponibile all’ascolto e al confronto, per tempi di preghiera, ritiro e riposo. Desideriamo coltivare la disponibilità ad ascoltare le richieste che ci saranno presentate per discernere insieme come rispondervi, salvaguardando lo specifico della nostra Forma di vita, che scopriamo e riscopriamo ogni giorno come un bene prezioso a noi affidato per la vita di tutti».
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